VERTICE ITALIA-AFRICA: Il continente nero deve saper uscire dal gioco

VERTICE ITALIA-AFRICA: Il continente nero deve saper uscire dal gioco

Dal 28 gennaio l'Italia è entrata a pieno titolo nel ballottaggio del vertice tra l'Africa e le varie potenze mondiali. Roma, infatti, ha aperto le braccia, per la prima volta, a ben cinquanta delegazioni africane, alla presenza di leader europei e rappresentanti di organizzazioni internazionali. Ma possiamo facilmente immaginare che questo convegno tra l’Italia e il continente nero sia lungi dall’essere un semplice effetto moda per essere al passo con i tempi o ancor meno una follia di grandezza destinata a soddisfare il sogno storico e millenario. dell’Impero Romano per dominare il mondo. Il governo di Giorgia Meloni, infatti, ha inserito tra le sue priorità, sviluppare con i partner africani un nuovo piano strategico che mira a rivalutare l'approccio dell'Italia nei confronti del continente africano, con come obiettivo il controllo dei flussi migratori dall'Africa verso l'Europa attraverso il Mediterraneo. Questo nuovo piano dovrebbe successivamente costituire il piano centrale del G7 che l'Italia presiederà il prossimo giugno.

In attesa delle conclusioni di questo vertice, non possiamo che accogliere con favore, per il momento, questa iniziativa che rompe con la tradizionale concezione dell’eurocentrismo che fa della visione europea l’unico timone della marcia del mondo e che confina il continente africano i margini periferici della storia e del mondo.

Il nuovo piano italiano dovrebbe concentrarsi anche sul servizio post-vendita per l'intervento militare in Libia

Secondo ambienti vicini all'organizzazione dell'incontro, infatti, l'approccio che funge da principio guida per i lavori del vertice vuole essere un “ approccio dal basso verso l’alto » cioè che tenga conto delle esigenze dei diversi attori anziché imporre cose dall'alto. L’iniziativa è ancor più apprezzabile in quanto, al di là delle consuete misure di polizia messe in atto alle frontiere o nel Mediterraneo per rintracciare e respingere i migranti, l’Italia intende affrontare le profonde cause economiche che danno origine ai flussi migratori da il Sud al Nord. In altre parole, l’Italia punta a investire nella strutturazione di progetti economici che possano trattenere i giovani africani nei rispettivi Paesi. L’Africa, in questo vertice, ha quindi un grande ruolo e spetta a lei cogliere questa opportunità, non per porgere la coppa come è solito fare quando cena con i grandi del mondo, ma per porre i veri problemi del continente. che spingono le popolazioni, soprattutto i giovani, sulla rischiosissima via dell’esilio. Il filo conduttore delle delegazioni africane presenti a questo vertice non è quindi quello di riempirsi le tasche ma di chiedere politiche concrete di sviluppo all'Italia e ai partner occidentali del G7. Infatti, se l’Italia ha oggi un posto poco predominante in Africa, essenzialmente a causa della sua breve avventura coloniale e della situazione economica nazionale, resta il fatto che essa ha preso parte, in tempi abbastanza recenti, ad azioni di destabilizzazione del continente che costituiscono uno dei fattori di aumento dei flussi migratori nel bacino del Mediterraneo. Infatti, l'intervento occidentale in Libia è stato sostenuto dall'Italia di Berlusconi e sappiamo quali conseguenze ha avuto questa spedizione militare in termini di instabilità in Africa.

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L’Africa deve capire che la sua salvezza non verrà da questi vertici mondiali

È stata lei ad aprire le porte del Sahel a gruppi armati di ogni genere che seminano morte e desolazione tra le popolazioni, costringendo tanti giovani a dirigersi verso l'Europa. Ciò significa quindi che il nuovo piano italiano che dovrebbe essere discusso in questo vertice, al di là delle misure economiche che restano piuttosto modeste a causa dell’esiguità della dotazione messa sul tavolo (3 milioni di euro da stanziare ogni anno in quattro anni), sarà dovrà inoltre puntare sul servizio post-vendita per l'intervento militare in Libia, contribuendo a contrastare l'insicurezza nei Paesi africani, in particolare in quelli Sahara-Saheliani.

Detto questo, la stessa Africa deve capire che la sua salvezza non verrà certamente da questi vertici mondiali che si susseguono e che, peraltro, sono simili. E per una buona ragione. Innanzitutto, come ha affermato lo storico burkinabè e figura di spicco dello sviluppo endogeno Joseph Ki-Zerbo: “ non sviluppiamo, sviluppiamo Non rinunciando all’aiuto dei paesi ricchi che, per decenni, ha avuto solo l’effetto di mantenere la dipendenza del continente dalle potenze mondiali, l’Africa deve trovare in se stessa le risorse specifiche per il suo sviluppo e lo sviluppo dei suoi giovani attraverso “Governo politico ed economico virtuoso. Allora è risaputo. Gli occhi gentili che l'Italia e tutte le altre potenze rivolgono ai grandi vertici servono solo, in realtà, i loro interessi. Lo disse il generale De Gaulle in una delle sue frasi più famose: ” Gli Stati non hanno amici, hanno solo interessi “. L'Africa è oggi al centro di tutti i desideri a causa degli interessi economici e geostrategici delle potenze mondiali e i discorsi sull'amicizia dei popoli vittime di bullismo durante i grandi vertici servono solo a far dormire meglio gli africani. prendere il controllo delle loro ricchezze. È per tutto questo che più di ogni altra cosa l'interesse di un vertice come quello di Roma dovrebbe servire a vendere caro il continente.

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” Paese ”

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