Italia ancora divisa sulla presenza dell’orso in Trentino – rts.ch

Italia ancora divisa sulla presenza dell’orso in Trentino – rts.ch

La questione del posto dell’orso in Italia si è riaccesa ad aprile, quando un giovane di 26 anni è stato ucciso da un’orsa mentre correva nella foresta del Trentino. Mentre il dibattito continua a scaldarsi, le soluzioni faticano a emergere.

Gli orsi in questa parte del Trentino sono sempre esistiti, ma furono praticamente decimati dai cacciatori sotto l’impero austro-ungarico. Ne rimase solo una manciata. Una decina di esemplari sono stati reintrodotti dalla Slovenia nell’ambito di un progetto europeo di conservazione. Ora sono più di un centinaio, secondo Sylvia Gandolla, esperta di grandi predatori al WWF Svizzera.

“In origine il progetto ‘Life Ursus’ prevedeva il trasferimento di alcuni individui in altre regioni alpine, ma negli anni di questo non si è parlato. D’altra parte ci si aspettava che migrassero e si diffondessero su un territorio più vasto. Ma con l’esistenza di barriere fisiche come strade o ferrovie, è più difficile per loro lasciare questo spazio”, spiega Sylvia Gandolla nel programma Tutti.

Concentrazione su un piccolo territorio

Il risultato è una concentrazione di questi grandi predatori su un territorio relativamente piccolo, molto più basso dei grandi spazi rumeni, scandinavi o americani. Ma per Alessandro de Guelmi, veterinario in pensione e specialista in orsi, il monitoraggio di questi animali è stato molto limitato.

Non ci sono più orsi con radiocollari, quindi si sa poco sui movimenti di questi animali

Alessandro de Guelmi veterinario in pensione e specialista in orsi

“Nel 2004 questo progetto è stato preso in carico dalla provincia, che forse non era pronta a svolgere tutte le attività di addestramento necessarie. Non ci sono più orsi dal collare, quindi non si sa praticamente nulla degli spostamenti di questi animali”.

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“Ma ricordo che quando ero in carica come veterinario c’erano circa 50 orsi in quella zona, cinque dei quali erano stati dotati di collare radio, quindi abbiamo ottenuto alcune informazioni di base su come l’orso utilizzava il territorio”. Inoltre, l’orso Gaia responsabile della morte del giovane corridore indossava un collare, ma non aveva più batterie.

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Un ordine di macellazione contestato

L’orso è molto protetto in Italia, anche se il progetto europeo prevede misure di abbattimento e allontanamento in alcuni casi. La presidenza della regione ha emesso due ordinanze di abbattimento nei confronti dell’orsa Gaia, decisione ogni volta contestata in tribunale dalle associazioni animaliste. L’orsa catturata era ovviamente protettiva nei confronti dei suoi cuccioli e non mostrava comportamenti problematici. Un appello per salvarla è stato persino lanciato a livello internazionale.

Se gli animali prendono l’abitudine di avvicinarsi alle installazioni umane, devono essere immediatamente scoraggiati

Sylvia Gandolla, esperta di grandi predatori al WWF Svizzera

Una decisione dovrebbe cadere a dicembre, ma secondo Sylvia Gandolla, del WWF, il dibattito non dovrebbe essere politicizzato. “Se gli animali prendono l’abitudine di avvicinarsi agli insediamenti umani, nonostante una serie di misure, deve essere possibile dissuaderli immediatamente utilizzando proiettili di gomma o, nel peggiore dei casi, rimuovendo questo orso o lupo dall’ambiente, sia che l’animale viene macellato o trasferito”.

Fare più prevenzione

Sia il sindaco Fulvio Zanon che il presidente della regione auspicano una diminuzione della popolazione di orsi di circa 70 individui. Ma secondo l’ex veterinario Alessandro de Guelmi la soluzione non è realistica. “Prima dal punto di vista legale, l’orso è tutelato. Poi, tecnicamente, catturare 70 orsi sulle nostre montagne e trasportarli in un luogo ipotetico, che non esiste, è praticamente impossibile”. Inoltre, nel contesto attuale, nessuna regione o paese confinante, inclusa la Svizzera, accetterebbe un tale trasferimento.

La formazione e l’informazione del pubblico dovrebbero essere sempre effettuate prima di qualsiasi reintroduzione

Ivana Sandri, etologa

Secondo Ivana Sandri, etologa e presidente della sezione trentina della Federazione Benessere Animale, bisognerebbe sviluppare corridoi faunistici che consentano agli orsi di migrare altrove. Dovremmo anche fare molta più prevenzione, mentre i bidoni della spazzatura anti-orso sono apparsi solo l’anno scorso, dice. La provincia ha un sito web regolarmente aggiornato, ma le informazioni dovrebbero essere fornite dalla scuola primaria.

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“La formazione e l’informazione del pubblico vanno fatte sempre prima di ogni reintroduzione come quella avvenuta in Trentino. Quindi al momento dell’arrivo degli orsi le persone sarebbero già state informate, istruite e addestrate a comportarsi correttamente, ad esempio nei boschi dove si possono incontrare gli orsi”.

>> Rivedi l’argomento di Focus sull’attacco dell’orso in Trentino:

Ucciso da un orso / Focus / 14 min. / 23 aprile 2023

Francesca Argiroffo/asch

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