Via libera Ue al salario minimo: quale futuro per l’Italia?

Via libera Ue al salario minimo: quale futuro per l’Italia?

Le istituzioni europee hanno firmato un accordo su una direttiva che stabilisce nuove regole per salari minimi adeguati nell’UE. L’accordo riaccende il dibattito sull’istituzione di un salario minimo legale in Italia.

Dopo una maratona notturna dal lunedì al martedì, e trattative durate un anno e mezzo, il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea hanno firmato uno storico accordo su una direttiva sui salari minimi per l’intera Unione Europea. La legislazione concordata mira a garantire che i salari minimi in tutti i paesi dell’UE siano “adeguati ed equi” per fornire uno standard di vita dignitoso ai lavoratori.
Per essere approvata, la direttiva deve ancora essere votata in plenaria dal Parlamento Ue e dal Consiglio e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

La direttiva – che dovrà poi essere recepita dagli Stati membri entro due anni dalla sua approvazione – non può in nessun caso imporre modifiche agli ordinamenti nazionali esistenti, in quanto i Trattati vietano alla Commissione Europea di legiferare in materia di remunerazione.
Il nuovo testo si limita quindi a stabilire un quadro procedurale che assicuri l’esistenza di un salario dignitoso nell’Europa a 27, attualmente considerato insufficiente in alcuni paesi.

Sei paesi membri non hanno un salario minimo legale, compresa l’Italia

Ad oggi, il salario minimo legale esiste in 21 Stati membri, con notevoli differenze tra i paesi. Si va da 332 euro in Bulgaria a 2.256 euro in Lussemburgo, mentre la Germania l’ha appena alzata a 12 euro l’ora a causa dell’inflazione.
Sei paesi fanno eccezione e preferiscono la contrattazione collettiva al salario minimo legale: Cipro, Finlandia, Danimarca, Svezia, Austria e Italia.

Salari minimi adeguati e contrattazione collettiva più forte

L’accordo prevede che gli Stati membri debbano valutare se il loro salario minimo legale esistente è sufficiente a garantire un tenore di vita dignitoso al lavoratore, tenendo conto delle proprie condizioni socioeconomiche, del potere d’acquisto o dei livelli nazionali di produttività e di lungo termine sviluppo.

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Per questa valutazione, i paesi dell’UE possono stabilire un paniere di beni e servizi a prezzi reali o applicare valori di riferimento indicativi comunemente utilizzati a livello internazionale, come il 60% dello stipendio medio lordo e il 50% dello stipendio medio lordo.

I negoziatori dell’UE hanno anche convenuto che i paesi dell’UE dovranno rafforzare la contrattazione collettiva settoriale e intersettoriale per proteggere i lavoratori garantendo loro un salario minimo. Gli Stati membri in cui meno dell’80% della forza lavoro è coperta da un contratto collettivo dovranno creare un piano d’azione per aumentare gradualmente tale copertura. A tal fine, devono coinvolgere le parti sociali, informare la Commissione delle misure adottate e rendere pubblico questo piano.

Salario minimo in Italia, dibattito tra

In Italia oltre l’85% dei dipendenti vede la propria retribuzione garantita dai contratti collettivi, che supera la soglia dell’80% che dovrebbe essere prevista dalla futura direttiva. E la questione di un piano nazionale legale per i lavoratori poveri non è emersa seriamente fino alla creazione di un reddito di cittadinanza per i disoccupati e gli inattivi, nel 2019. Secondo un’indagine dell’Istituto Swg, pubblicata il 25 maggio 2022 in la RepubblicaL’86% degli italiani oggi sarebbe favorevole all’adozione di un salario minimo legale.

Se gli attori sociali e politici concordano sul fatto che la questione salariale è diventata inevitabile, in un momento in cui l’inflazione generale sta seppellendo il potere d’acquisto delle famiglie, l’istituzione di un salario minimo legale è ovviamente lungi dal raggiungere l’unanimità.

Il presidente di Confindustria (equivalente di Medef), Carlo Bonomi, ha così ricordato lo scorso fine settimana in occasione dell’annuale festival dell’Economia di Trento, la sua contrarietà all’istituzione di un salario minimo legale, preferendo la riduzione del carico fiscale. Posizione adottata anche da uno dei principali sindacati, (CISL) che preferisce “affida tutto alla contrattazione collettiva”. Per il leader del sindacato CGIL, Maurizio Landini, invece: “Lo stipendio basso ei lavoratori precari senza diritti sono elementi che sfidano la democrazia nel nostro Paese. »

E anche all’interno della maggioranza le posizioni sono diverse. Il Partito Democratico (PD) e il Movimento Cinque Stelle spingono per una legge che stabilisca un salario minimo legale. Al contrario, per il partito di centrodestra Forza Italia, guidato da Silvio Berlusconi: “Il reddito minimo imposto rischierebbe invece di abbassare lo stipendio, è preferibile abbassare il carico fiscale che grava sulle aziende affinché possano aumentare gli stipendi”, afferma Antonio Tajani, vicepresidente di FI. Posizione adottata anche da Matteo Salvini, capo della Lega.

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Tre milioni di lavoratori poveri in Italia

Di fronte a questo dibattito, come ricorda il ministro del Lavoro Andrea Orlando, l’Italia oggi conta più di tre milioni di lavoratori poveri, con uno stipendio inferiore al 60% del salario mediano e sotto la soglia dei 9 euro l’ora. Prevalentemente lavoratori precari, giovani e donne.

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