un “modello italiano” per individuare la radicalizzazione?

un “modello italiano” per individuare la radicalizzazione?

Per illustrare le sue parole, Caffè espresso iniziare raccontando una storia. “Negli ultimi anni una ventina di jihadisti hanno cercato di esportare la guerra civile siriana a Roma e Milano, Lo riferiscono i media italiani. Poi organizzano imboscate contro altri musulmani e cristiani siriani. Le vittime, terrorizzate, ne parlano con altre famiglie, che frequentano una delle moschee più grandi della Lombardia. Alla fine sarà un collaboratore dell’imam a denunciare l’intera rete alla polizia”.

Questa storia, come altre raccontate dal settimanale romano, ci permette di fare una constatazione: in Italia gran parte delle denunce alle forze dell’ordine riguardanti preoccupanti radicalizzazioni sono opera di imam. Uno stato di cose che non si riscontra sistematicamente in altri grandi paesi dell’Europa occidentale, confidiamo Caffè espresso il professore di sociologia dell’Università di Padova Stefano Allievi.

«In Italia, a differenza di altre nazioni, c’è un buon livello di collaborazione tra ‘leader’ musulmani, istituzioni e forze di polizia. Questo non è il caso in paesi come la Francia, il Regno Unito o il Belgio, dove a volte troviamo comunità musulmane, o addirittura interi quartieri, completamente chiusi dove non parliamo con la polizia”.

Lavoro che darebbe i suoi frutti, secondo lo specialista: “In Italia ci sono combattenti stranieri [les individus revenus de l’étranger après y avoir combattu] a dozzine, in Belgio a centinaia, e nel Regno Unito o in Francia, a migliaia”.

L’Italia preservata dagli attacchi islamici

Il settimanale ammette che è difficile paragonare un paese come la Francia all’Italia, quest’ultima con una popolazione musulmana molto più piccola, ma arrivata anche più recentemente. Questo dato è importante, poiché diversi esperti ritengono che la radicalizzazione sia spesso un fenomeno più presente tra i discendenti degli immigrati cosiddetti di “seconda generazione”, cioè quelli nati sul suolo europeo.

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Tuttavia, per questi media di sinistra, l’alto grado di collaborazione attualmente esistente tra le moschee e la polizia rappresenta un problema “una sorta di modello italiano”, cosa che, secondo Stefano Allievi, sarebbe “Studiato all’estero”. Se questa visione può sembrare ottimistica, resta una osservazione: ad oggi l’Italia non ha ancora subito attacchi islamici sul suo territorio che abbiano causato vittime.

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