In Italia, il video di un cittadino russo a cui viene vietato l'acquisto di acqua all'aeroporto di Roma provoca le scuse del marchio

In Italia, il video di un cittadino russo a cui viene vietato l'acquisto di acqua all'aeroporto di Roma provoca le scuse del marchio

Una donna russa, alla quale domenica è stata rifiutata di vendere una bottiglia d'acqua all'aeroporto romano di Fiumicino in quanto cittadina del Paese che ha invaso l'Ucraina, ha raccontato la sua disavventura in un video diventato virale in Italia, suscitando le scuse di quelli coinvolti.

I dipendenti di un negozio duty-free si sono rifiutati di vendergli qualsiasi cosa

Nel suo video postato subito dopo i fatti su YouTube e Instagram e ripreso dai principali media della penisola, Anna Larina, traduttrice e insegnante di russo residente in Italia da dieci anni, racconta come i dipendenti di un duty free si rifiutassero di vendere nulla con il pretesto che era russa e che la Russia aveva invaso l’Ucraina due anni fa.

“Sono all'aeroporto di Fiumicino e qui non mi hanno venduto una bottiglia d'acqua, con il pretesto che non mi vendono altro perché ho il passaporto russo e perché la Russia ha iniziato la guerra due anni fa”, esclama, in perfetto italiano, in questo video visto quasi 900.000 volte.

“Cara Anna, siamo sgomenti e dispiaciuti”

Anna Larina ha già ricevuto le scuse della società di gestione dell'aeroporto: “Cara Anna, siamo sgomenti e dispiaciuti”, scrive in un post Aeroporti di Roma (ADR). Lo ha fatto anche la catena di negozi Aelia, da cui dipende il marchio che si è rifiutato di vendere l'acqua “si scusa sinceramente” su X.

“Stiamo adottando tutte le opportune misure disciplinari nei confronti dei dipendenti coinvolti e stiamo portando avanti nuove campagne di sensibilizzazione del nostro personale (…) in conformità con i valori della nostra azienda, che condanna e rifiuta senza eccezioni qualsiasi forma di discriminazione,” aggiunge il gruppo, che appartiene al gruppo francese Lagardère, recentemente acquisito da Vivendi.

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I media italiani si sono chiesti se la pubblicazione di Anna Larina possa far parte della propaganda filo-russa in Europa. Ma dopo aver studiato i suoi post sui social network, hanno deciso che non era così e hanno diffuso ampiamente il suo messaggio.

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