Ucraina: Bruxelles propone di punire il capo della Chiesa ortodossa russa

Ucraina: Bruxelles propone di punire il capo della Chiesa ortodossa russa

La Commissione europea propone di punire il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, nell’ambito di un sesto pacchetto di misure in risposta alla guerra in Ucraina, secondo un documento visionato mercoledì dall’Afp.

La nuova lista, che deve ancora essere approvata dagli Stati membri, comprende 58 cifre, tra cui diversi soldati russi sospettati di essere coinvolti in “crimini contro l’umanità e crimini di guerra” a Bucha, in Ucraina.

Ospita anche il direttore del Centro amministrativo della difesa nazionale russo, Mikhail Mezintsev, per il suo ruolo nell’assedio della città ucraina di Mariupol.

Nel mirino anche la moglie, la figlia e il figlio del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Nella lista c’è anche il capo della polizia russa delle comunicazioni di Roskomnadzor, Andrei Lipov, così come il nuovo sindaco di Melitopol Galina Daniilchenko, insediato dalle forze russe che occupano la città ucraina.

Le sanzioni consistono nel divieto di ingresso nell’Unione Europea e nel congelamento dei beni. Ci sono già più di mille persone nella lista nera europea.

Il documento afferma che il patriarca Kirill, “alleato di lunga data del presidente Vladimir Putin, è diventato uno dei principali sostenitori dell’aggressione militare russa contro l’Ucraina”.

Il capo della Chiesa ortodossa russa, che comprende circa 150 milioni di credenti nel mondo, e soprattutto in Russia, ha raddoppiato i sermoni a sostegno dell’offensiva del Cremlino in Ucraina.

Il 27 febbraio vi ha assistito alla lotta contro le “forze del male” contrarie alla storica “unità” tra Russia e Ucraina.

Le nuove sanzioni colpiscono anche 17 entità, tra cui il produttore di aeromobili Sukhoi, i cui caccia sono utilizzati in Ucraina, oltre ad altre società che forniscono alle forze armate russe elettricità, telecomunicazioni e attrezzature (veicoli, droni, pneumatici), ma anche divise e pasti .

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Le sanzioni europee, imposte dal 2014 dopo l’annessione della Crimea, riguardano già 1.091 persone e 80 entità.

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