Limiti di “Economics” di Qais Saeed

Limiti di “Economics” di Qais Saeed

Nel suo ricevimento, ieri, venerdì 2 dicembre 2022, al Palazzo di Cartagine, il Ministro dell’Economia e della Pianificazione, Samir Said, il Presidente della Repubblica ha espresso la sua soddisfazione per il Video di cinque minutiè stato trasmesso alla fine di questo incontro, un discorso in cui ha riassunto tutta la sua economia, che ci sembra troppo primitiva per essere di alcuna utilità nell’aiutare a far uscire un paese quasi fermo dalla crisi che precipita giorno dopo giorno di giorno.

di Reza è abbastanza

In primo luogo, il presidente Saeed è stato raramente ricevuto durante i tre anni del suo governo “per lui” Il ministro dell’Economia e della Pianificazione, nientemeno che i suoi colleghi dell’Interno e della Giustizia, i due pilastri portanti del suo potere: la polizia e la giustizia. Quindi possiamo logicamente aspettarci alcuni annunci significativi, ma abbiamo ottenuto il valore dei nostri soldi. poiché eravamo autorizzati solo a ripetere, osservazioni a lungo parafrasate che non hanno smosso nulla nel paese. Affermazioni extra che non mangiano il pane e obbligano solo chi le prende sul serio.

Come al solito, il presidente ha ripreso il suo slogan elettorale “Ecaab Yurid” (Il popolo vuole) in forme diverse, dove la parola popolo torna come leit motiv che permea il discorso presidenziale, non come appello alla mobilitazione, ma come potere ormai esaurito: “I piani economici e sociali devono essere elaborati sulla base delle esigenze del popolo tunisino”.; “Mirano a soddisfare le aspirazioni del popolo tunisino per una vita dignitosa”. e io “Rispondere alle richieste del popolo tunisino” o: “I soldi rubati al popolo devono essere restituiti al popolo”.

Rumore di fondo inquietante dovuto alla planarità

A giudicare dai commenti perplessi, ironici e talvolta anche critici degli internauti sulla pagina Facebook della Presidenza della Repubblica, possiamo dire che questo genere di discorsi narcotici sta ricevendo sempre meno attenzione dalla maggioranza dei cittadini, anche tra quelli. che erano, non molto tempo fa, strenui sostenitori del Presidente della Repubblica. E per una buona ragione: se non sono seguite da azioni il cui impatto sulla realtà quotidiana può essere misurato in modo tangibile, le parole diventano sordo rumore di fondo di piattezza o addirittura di irritabilità.

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Nel suo discorso di ieri, il presidente Said ci ha dato il suo solito cliché: “una distribuzione più equa della ricchezza della nazione”; “Inseguendo i corrotti, che hanno distrutto tutto come cavallette”; “Recuperare parte del denaro rubato alla gente”; “Accelerare l’esame dei casi di corruzione che si nascondono nei cassetti della giustizia”; Per far sì che il denaro non circoli solo tra i ricchi., che è, come abbiamo capito da tempo, il capello pruriginoso del Presidente della Repubblica, le cui scienze economiche sembrano ridotte a un semplicistico assioma: prendere soldi ai ricchi e darli ai poveri, come se l’obiettivo non fosse . Creare nuova ricchezza per trovare qualcosa da condividere, ma per impoverire i ricchi, la cui ricchezza è necessariamente dubbia se non mal guadagnata…

condividere la povertà

Nonostante la follia di un tale concetto, che non arricchisce nessuno ma impoverisce tutti, la preoccupazione che il Presidente della Repubblica annette a ciò che chiama “Conciliazione penale in delitti, fatti, atti e pratiche economico-finanziari che abbiano determinato vantaggi illeciti o illeciti e recato danno patrimoniale allo Stato, alle comunità locali, alle imprese, alle istituzioni, agli enti pubblici o ad altro soggetto, e ciò perpetua il principio di giustizia penale riparativa”. (DPR n. 2021-117 del 22 settembre 2021) Avrà senso se inizi questo processo tanto discusso e cominci a ottenere dei risultati. Tuttavia, questo testo è ancora lento nell’attuazione, ma sembra che i membri del governo non ne siano interessati quanto il Presidente della Repubblica. Fanno finta che non esista, evitano di parlarne, e non se ne trova traccia nella letteratura governativa.

Sia chiaro: in un Paese normale (e la Tunisia non è affatto normale), uscendo dalla riunione di ieri, il Ministro dell’Economia e della Pianificazione avrebbe dovuto fare un comunicato stampa in cui passava in rassegna quel “riconciliazione criminale” cui il presidente sembra molto legato e che dovrebbe risolvere tutti i problemi economici del Paese e dotarlo delle risorse finanziarie necessarie per rilanciare gli investimenti, la crescita e l’occupazione.

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Tuttavia, non è successo niente. Said, come tutti i suoi colleghi di governo, ha la testa altrove, ovvero quella di attuare le riforme strutturali concordate con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) per un nuovo prestito di 1,9 miliardi di dollari, riforme che stanno incontrando forti resistenze da parte di interi settori del popolazione: i poveri, i poveri, i ricchi, le classi medie… e a ragione: avranno, nel breve e breve termine, solo effetti negativi: aumento dell’inflazione, aumento dei prezzi, minor potere d’acquisto, peggioramento della disoccupazione e povertà generale… tanti vincoli sociali ed economici che al Presidente della Repubblica non piace sentirne parlare, al punto da assordanti le orecchie o tendendo la mano per non parlarne.

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