“Facendo il mio lavoro ho imparato ad essere una donna”

“Facendo il mio lavoro ho imparato ad essere una donna”

A 65 anni, l’attrice, ex musa di Chanel, da allora ha interpretato una cinquantina di film Questo misterioso oggetto del desiderio, di Luis Buñuel (1977), e così bello per te (1989), di Bertrand Blair. Nel 2021 l’abbiamo trovata nella serie in trattamentosu aarti. Dal 15 settembre al 12 ottobre suonerà Berenice, alla Scala, a Parigi. Un’infanzia grigia e solitaria, una bellezza a volte pesante, racconta dubbi e ferite, ma è anche una luminosa forza vitale.

Non verrei qui se…

… Se mio padre non mi avesse guardato fin dall’infanzia con amore e fiducia. Ha sempre creduto in me. Questo sguardo ha definito la mia vita. Hanno cresciuto me, mia sorella ed io. Mia madre ci ha lasciato quando avevo 3 anni.

In quale clima familiare si è sviluppato?

Mio padre era molto distaccato, poco loquace. Figlio di una piccola borghesia, era un puro prodotto di merito: centralista, ingegnere, lavorò in grandi gruppi edili. Aveva degli amici ma li vedevamo solo d’estate, a La Baule. Il resto dell’anno lavorò molto e nessuno varcò la porta di casa. Vivevamo a Neuilly, poi a Versailles, cosa che odiavo. Non ha organizzato niente per noi, non sapeva che i bambini avevano bisogno di essere allegri. Amavo mio padre, ma non c’era vita. Con mia sorella che ha cinque anni più di me vivevamo in isolamento. Quando ha deciso di mandarla in collegio con i domenicani, volevo andarci anch’io. Non voglio essere lasciato solo. E volevo scappare da questa vita.

Come hai vissuto la pensione?

Queste suore erano femministe! La loro ambizione per noi non era di vederci sposare e cucire a casa. Volevano che trovassimo un lavoro. Ricordo un insegnante di lettere che adoravo un po’. Amavo la poesia e il disegno. Eravamo molto protetti. Ci sono rimasto tra i 10 ei 13 anni. Poi le sorelle chiamarono mio padre e mi mandarono via, ero molto indisciplinata. Sono andato a vivere con mia madre nel sud. Non è andata bene e mio padre è tornato a prendermi senza dire una parola. È morto quando avevo 21 anni. Non siamo stati in grado di parlare. Né per mia madre né per le ragioni per cui ha tenuto me e mia sorella, cosa che all’epoca era una rarità. Ma sul suo letto d’ospedale, gli ho detto: “Non preoccuparti per me”, come una promessa.

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Cosa hai imparato da questa educazione?

Potrebbe esserci un senso del dovere. D’altra parte, i domenicani non mi hanno aiutato a trovare la fede. Sono ateo, e la spiritualità non mi interessa, anche se è a questa lotta con Dio che dobbiamo le opere più belle, messa Mozart o la pittura italiana. Ho anche ereditato il gusto degli altri. Ho comprato casa in Italia, a Pantelleria. All’inizio era un cubo con una stanza. Oggi sono dodici! Quest’estate avevamo diciotto anni a casa. A volte mi dico: “Ho sognato una famiglia, eccola”.

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