Classic Horror Story di Roberto Di Vio e Paolo Stripoli: Recensione

Sinossi: Cinque sconosciuti condividono le auto in una casa mobile, ma dopo un incidente si ritrovano in una foresta abitata da strane creature da cui è impossibile uscire.

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Storia dell’orrore classica – Storia d’amore

specie in pericolo, Storia dell’orrore classica Dimostra che il cinema di tipo transalpino non è (del tutto) morto. Dal titolo anglosassone, Roberto Di Vio e Paolo Stripoli conserva le tracce di un patrimonio fecondo che è evidente nell’aspetto del cinema americano. Introdotto da vedute aeree a splendente (Stanley Kubrick, 1980), Storia dell’orrore classica Prima assume la forma di un’altra forma attorno agli array di base di un tipo. Ovviamente ci stiamo pensando Massacro di motoseghe (Toby Hooper, 1974) e le colline hanno gli occhi (Wes Craven, 1977), la sceneggiatura che racconta la cattura di un gruppo di italiani che vengono rilasciati sulla strada da una comunità rurale dedita al sacrificio umano. Questa introduzione non lascia spazio all’immaginazione, e se dobbiamo realizzare una certa maestria nella messa in scena, le icone visive utilizzate sono così logore che non siamo davvero sorpresi. è che gradualmente? Storia dell’orrore classica Riuscì in parte a uscire dal gioco.La svolta nel film (l’incidente stradale che porterà all’emergere dell’horror) coincide con l’emergere di un’impronta nazionale che caratterizza in qualche modo l’obiettivo generale. Girato nelle campagne della Puglia (regione sud-orientale d’Italia), il paesaggio è saturo di calore vicino a una siccità, mentre la produzione si ispira al folklore regionale per alimentare la dimensione apocalittica della sua storia. Di fronte a queste idee, il film a volte naviga sull’onda lanciata da Fabrice de Wills Golgota (2004), dimostrando che le caratteristiche topografiche e sociali del continente europeo possono costituire uno stupore altrettanto sconvolgente quanto quelle dei loro modelli dall’altra parte dell’Atlantico.

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Storia dell'orrore classica

Storia dell’orrore classica

La cosa ha funzionato in parte e permette di giustificare richiami leggermente sostenuti dai canoni del cinema contemporaneo. Difficile, infatti, non pensare a un cinema o a un film di Eli Roth mezza estate (2019) di Ari Aster, Comparisons Enphasizing the Ease of De Feo e Strippoli’s Approach che spesso si limitano a ripetere l’approccio dei loro precedenti senza cercare di scavare un proprio solco. È quindi un peccato che alcune sequenze abbiano confermato che gli effetti scioccanti della firma potrebbero essere arricchiti in qualsiasi punto di origine. Nulla può sperare di far rivivere il grande cinema italiano tranne Storia dell’orrore classica Tutto ciò permette di mantenere viva la speranza che i suoi due registi possano approfondire il loro materiale nel prossimo film.

  • Storia dell’orrore classica
  • Trasmissione: dal 14 luglio 2021
  • catena/piattaforma: Netflix
  • Regia: Roberto Di Vio e Paolo Stripoli
  • Afek: Matilda Anna Ingrid Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazotta, Will Merrick, Yulia Sobol, Cristina Donadio, Francesca Cavallin, Alida Baldari Calabria, Justin Korovkin,
  • Sceneggiatura: Roberto Di Vio, Paolo Stripoli, Lucio Pisana, David Bellini, Milo Tesoni
  • Produttori: Eugenio Strafi, Maurizio Totti, Alessandro Ussai
  • Fotografia: Emmanuel Baskett
  • Montaggio: Federico Palmerini
  • Gruppi: Roberto Caruso
  • Vestito: Sabrina Beretta
  • Musiche: Massimiliano e Micheli
  • Durata: 95 minuti

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About the Author: Drina Lombardi

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