via libera al contestato impianto di gassificazione in Toscana

via libera al contestato impianto di gassificazione in Toscana

La contestata realizzazione in Toscana di un impianto di gassificazione, ritenuto cruciale per contrastare la dipendenza dell’Italia dal gas russo, ha ricevuto martedì il via libera da un commissario straordinario nominato dal governo. Una mossa annunciata lo stesso giorno la nuova presidente del Consiglio Giorgia Meloni, entrata in carica domenica, ha detto al parlamento che lei “prioritàaiuterebbe le famiglie e le imprese a far fronte alle loro esorbitanti bollette di gas ed elettricità.

L’impianto galleggiante di stoccaggio e gassificazione sarà situato nel porto di Piombino in Toscana (centro), nonostante l’opposizione di associazioni ambientaliste e residenti, ha affermato il commissario straordinario Eugenio Giani in conferenza stampa a Firenze. L’impianto galleggiante, di proprietà del gruppo italiano Snam, dovrebbe essere operativo entro fine marzo e dovrebbe fornire gas al nord industriale della penisola.

Questo progetto è stato al centro del piano del governo dell’ex primo ministro Mario Draghi per ridurre la dipendenza dal gas russo dopo l’invasione in Ucraina. Il suo ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani, divenuto consigliere di Giorgia Meloni, dichiarò a metà ottobre che lo stabilimento di Piombino era “essenziale per la sicurezza nazionale»

Un parere condiviso dall’amministratore delegato del colosso italiano dell’energia Eni, Claudio Descalzi, che ha giudicato questo impianto”assolutamente necessarioper evitare una crisi di approvvigionamento nel 2023, che sarà aanno molto più complesso“. Questo terminale di Piombino consentirà di ottenere “bollette più basse per 60 milioni di italiani“ha detto martedì Eugenio Giani.

Diversi sindacati, associazioni di residenti e il sindaco di Piombino, che ha annunciato che presenterà ricorso contro la decisione dell’assessore, hanno espresso preoccupazione per i rischi per la sicurezza e la salute posti dalla struttura. Greenpeace Italia la scorsa settimana ha denunciato un progetto basato su “valutazioni incomplete, considerazioni superficiali e scadenze impossibili“.

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Secondo Eugenio Giani, la fabbrica resterà tre anni a Piombino, prima di essere trasferita altrove. Prima della guerra in Ucraina, l’Italia importava il 95% del suo gas, il 40% del quale proveniva dalla Russia. Una quota scesa a circa il 10% dopo la diversificazione dei paesi fornitori avviata dal governo Draghi, realizzata parallelamente ad un’accelerazione del passaggio alle energie rinnovabili.

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