Vent’anni dopo, l’Unione Europea ha rilanciato il progetto Rapid Response Force

Di Robin Emmott

BRUXELLES (Reuters) – Un alto rappresentante dell’Unione europea ha dichiarato mercoledì che 14 paesi dell’Unione europea, tra cui Germania e Francia, hanno proposto la formazione di una forza di risposta militare rapida che sarebbe in grado di intervenire molto presto di fronte alle crisi internazionali. Decenni dopo il primo tentativo.

Il rappresentante ha detto che questi paesi credono che l’Unione europea dovrebbe stabilire una forza di 5.000 soldati, possibilmente con navi e aerei, per assistere i governi democratici all’estero che necessitano di assistenza immediata.

I ministri della difesa dell’UE porteranno l’idea giovedì in una riunione periodica presieduta dal ministro degli esteri dell’UE Josep Borrell, che in passato ha incolpato il blocco per la sua riluttanza a intervenire ulteriormente all’estero, in particolare negli stati in bancarotta come la Libia.

Supportata da Germania, Austria, Belgio, Cipro, Spagna, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca e Slovenia, questa idea è stata discussa per la prima volta nel 1999.

Nel 2007 l’Unione Europea ha creato un sistema di 1.500 gruppi di combattimento pronti a combattere per rispondere alle crisi, ma non lo ha mai utilizzato. Questi gruppi possono d’ora in poi servire come base per la cosiddetta “forza di prima entrata”, come parte di una nuova dinamica volta a rafforzare le capacità difensive del blocco comunitario.

Da quest’anno, l’Unione europea dispone di un budget comune per lo sviluppo congiunto di armamenti e sta preparando una dottrina militare per il 2022, dopo aver chiarito per la prima volta le debolezze militari lo scorso anno.

“Borrell ha sempre detto che l’Unione europea dovrebbe imparare il linguaggio del potere”, ha detto il rappresentante, riferendosi in parte al potere militare.

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L’Unione Europea, che usa la sua forza economica come “soft power” per espandere la sua influenza, si è tradizionalmente affidata alla NATO – con gli Stati Uniti al vertice – per svolgere operazioni militari. Ma molti presidenti americani, soprattutto Donald Trump, hanno chiesto all’Unione Europea di fare di più per la sua sicurezza, soprattutto per quanto riguarda i suoi confini, anche se la NATO resta impegnata nella difesa dell’Europa.

La Brexit ha anche rafforzato il senso di urgenza nell’Unione Europea, che ha perso un importante membro difensivo al fianco del Regno Unito. Ma questo divorzio ha liberato Bruxelles dalle restrizioni imposte da Londra in materia, temendo la creazione di un esercito europeo che indebolisse l’identità nazionale.

(Versione francese, Jean Terzian)

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