Julian Drach alza il profilo della poesia e del mistero dell’antichità con la sua nuova mostra

Non può che essere qui, o quasi, se ne accorge prima di aprire la porta. Una paziente colonna antica nella finestra. Sulla destra appena entrati, stampato su carta il colore delle pareti, testo scritto dalla storica Valerie da Costa, esperta nell’arte italiana del XX e XXI secolo, è esposto sotto plexiglass e al centro della sala, un tavolo con alcuni infissi in marmo a lume di candela. In questa nuova sede aperta all’inizio dell’anno scolastico, il fotografo Julian Drach ha trovato la sua casa.

Da qualche parte tra il tesoro dell’arte contemporanea, la ‘scatola’ Valise de Duchamp e lo studiolo, la proprietaria di antichità e gallerista Carol Korngold ha fatto la scelta – divina – di presentare l’opera cinematografica dell’artista, dall’Italia, memoria di lavoro (a volte tutta insieme tempo) tanto quanto le ossessioni che la ispirano.

Julian Drach

On the Walls, è una serie prodotta nell’autunno del 2018 a Villa Medici a Roma, e la sta mostrando in questi giorni. Non era il progetto iniziale che ha messo in piedi lì, tre anni fa, ma un progetto accanto a lui che ha “firmato” dove non possono fare altro che felici sorprese. Passeggiando per i giardini, racconta: “Sono rimasto affascinato dalle statue di piazza Niobide commissionate da Balthus quando era direttore dell’Académie de France tra il 1961 e il 1977”. Queste statue realizzate con antiche sculture in marmo si riferiscono a questo momento della mitologia greca in cui Niobe (figlia di Tantalo) si trovò punita dagli dei che massacrarono i suoi figli per vendicare il loro numero e la loro bellezza.

A Roma, Julian Drach si è girato a lungo prima di osare fotografarli, ipnotizzato da questa scena di morte che però sussurrava tanta bellezza.

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“Mi alzerei molto presto per poterlo osservare il più a lungo possibile e trovare la strada giusta e il modo migliore per rilevarlo”, spiega. Questa volta sarà Polaroid in camera da letto. Ne è valsa la pena: usare la negatività porta un aspetto onirico e una perdita di temporalità che si interseca con il suo lavoro. “Nel mio lavoro, non è il realismo che mi interessa”, dice senza nascondersi. Le piante sono ovunque nei giardini di Villa Medici e intorno a questa piazza. Nelle sue foto, infatti, non c’è un grammo. Potrebbero essere figurine cadute da un relitto, trovate in un capannone o altrove. Quello che sappiamo, tuttavia, è che ballando intorno a lei, come nella coreografia, Julian Drach li ha portati in vita.

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