dall’11 gennaio cambia colore (di nuovo), Lazio in bilico

Sarà un fine settimana, questo 9 e 10 gennaio, da zona arancione, ma è da lunedì 11 che le regioni cambieranno nuovamente colore. Questa volta secondo i criteri stabiliti dal governo con il decreto del 4 novembre scorso. La decisione verrà presa oggi dopo la verifica dei dati di monitoraggio. A condizionare le scelte saranno vari parametri, primo fra tutti la saturazione della terapia intensiva. Dopo l’andamento delle scorse settimane, sale nuovamente il numero di regioni che supera la soglia di allerta su questo fronte: la media nazionale si attesta infatti al 30%, e oltre questa soglia sono 11 regioni e province autonome. E cresce anche il numero di Regioni che superano la soglia di allerta del 40% dei reparti ospedalieri: sono 9. I dati arrivano dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

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Zona rossa, arancione e gialla, movimenti vietati tra regioni: verso l’estensione fino al 31 gennaio

Metà Italia, quindi, potrebbe essere in zona arancione da lunedì, con la Sicilia che potrebbe passare direttamente dal giallo al rosso, mentre il governo, in vista del nuovo Dpcm del 15 gennaio, sta valutando un ulteriore inasprimento per arginare l’arrivo della terza ondata del virus, confermando gran parte delle misure attualmente in vigore, a cominciare dal divieto di circolazione tra regioni. I dati aggiornati dalla sala di controllo del Ministero della Salute saranno resi noti nelle prossime ore, ma è già stato confermato un rialzo della curva epidemiologica, giunta ormai alla quarta settimana consecutiva. Numeri sicuramente peggiori di quelli di 7 giorni fa con almeno 12 regioni che, alla luce dell’abbassamento della soglia di RT che fa scattare il posizionamento nelle diverse fasce, rischiano di transitare in un’area con misure più restrittive.

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Il criterio

Per passare dal giallo all’arancio ci vorrà un indice di contagio Rt di 1 (prima era 1,25) e per la zona rossa Rt di 1,25 e non più di 1,50. Sulla base di questo elemento, tre regioni – Calabria (1,09), Liguria (1,07) e Veneto (1,07), che all’ultimo monitoraggio avevano un Rt maggiore di 1 anche nel valore inferiore, in caso di deterioramento, sarebbero automaticamente posto nella zona arancione. Altri 3 – Basilicata (1,09), Lombardia (1) e Puglia (1) – hanno superato Rt 1 nel valore medio e anche questi potrebbero diventare arancioni. A rischio sono l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia e le Marche, che hanno toccato Rt 1 (rispettivamente 0,98, 0,96 e 0,99), la Sardegna, che aveva un Rt di 0,78 ma è stata classificata come rischio non valutabile – equiparato a rischio alto – perché non aveva presentato i dati completi. E rischia anche la Lazio, che ha un indice di trasmissione di poco inferiore a 1, e la Sicilia. Quest’ultimo potrebbe, però, passare direttamente in zona rossa poiché i tecnici regionali, sulla base dell’alto tasso di contagi, hanno suggerito al presidente Nello Musumeci un provvedimento analogo della durata di 3 settimane.

È arrivato un altro campanello d’allarmeAgenti, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali: 9 regioni hanno superato la soglia di allerta (30%) per i posti occupati in terapia intensiva (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Bolzano, Trento, Puglia, Veneto) e ancora 9 sono quelli in cui è stata superata la soglia di allerta del 40% dei posti nei reparti ospedalieri (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Bolzano, Trento, Veneto). Numeri aggiornati al 6 gennaio, a cui si aggiunge un altro dato fondamentale, quello relativo all’incidenza dei casi sul totale della popolazione. L’ultimo dato disponibile indica un’incidenza di 135 ogni 100mila abitanti ed è relativo al 29 dicembre ma, afferma la stessa sala di controllo, “potrebbe essere sottostimato per il basso numero di tamponi effettuati nei giorni festivi”. E, in ogni caso, è tutt’altro che quei 50 casi ogni 100mila abitanti che sono la soglia per il ripristino del tracciamento dei contatti.

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Fine settimana arancione

In attesa dei nuovi dati e delle ordinanze che il ministro della Salute Roberto Speranza firmerà entro domenica, l’Italia si prepara al weekend in arancio. In tutto il Paese non sarà possibile spostarsi fuori dal comune di residenza, ad eccezione di quelli con popolazione non superiore a 5mila abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con l’esclusione in ogni caso degli spostamenti. ai capoluoghi di provincia. Per il resto chi si trova in una regione rossa dovrà autocertificare ogni movimento non necessario, chi si trova in zona arancione potrà spostarsi, ma solo all’interno della propria regione, così come quelli in zona gialla. Il governo ha precisato che nelle regioni che saranno nella zona rossa, l’esenzione dal viaggio per due persone per visitare amici o parenti sarà limitata ai viaggi all’interno del proprio comune e non più nella regione, come è avvenuto durante il Vacanze di Natale. .

I bar ei ristoranti rimarranno chiusi, mentre i negozi rimarranno aperti e sarà possibile recarsi una volta al giorno per visitare amici e parenti, nel limite di due persone oltre ai minori di 14 anni, nell’ambito del proprio comune . Per evitare che i divieti vengano aggirati, il Capo della Polizia Franco Gabrielli ha dato disposizioni affinché vi siano “servizi articolati e mirati” di controllo lungo le principali strade e snodi di trasporto. Da lunedì, con il ritorno al sistema a fasce, inizieranno i lavori sul nuovo Dpcm, anche se l’approccio è già chiaro ed è quello di estendere la maggior parte delle restrizioni fino al 31 gennaio. Verranno confermati il ​​divieto di transito tra le regioni e il coprifuoco alle 22, così come la chiusura di bar e ristoranti nelle zone gialle alle 18. Non è ancora definito se l’esenzione per la visita di parenti e amici rimarrà o meno mentre le palestre e le piscine dovranno comunque rimanere chiuse. Quest’ultimo aspetto sarà probabilmente discusso nella prossima riunione del CTS e l’ipotesi è di collegare aperture e chiusure al sistema delle bande. Ma tutto resta legato al discorso della scuola: sarebbe impensabile che il governo permettesse ai bambini di andare in palestra ma negasse loro il ritorno in aula.

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Ultimo aggiornamento: 07:21


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