“Da diversi anni assistiamo a una crescente indifferenza e sfiducia nei confronti delle istituzioni”, analizza uno specialista

“Da diversi anni assistiamo a una crescente indifferenza e sfiducia nei confronti delle istituzioni”, analizza uno specialista

A quattro giorni dalle elezioni generali in Italia, l’astensione rischia di raggiungere nuove vette. Anche se il partito di estrema destra di Giorgia Meloni è in testa alle intenzioni di voto, gli indecisi sono ancora il 45% e il tasso di astensione potrebbe raggiungere il 30% questa domenica. Un’indecisione che potrebbe potenzialmente”dissolversi all’ultimo momentot”, spiega giovedì 22 settembre a franceinfo Marc Lazar, professore emerito a Sciences-Po, specialista in storia e sociologia politica d’Italia.

franceinfo: Come analizza questo disinteresse per le elezioni di domenica?

Marco Lazzaro: Non è nuovo. Per diverse elezioni abbiamo assistito al crescere sia di questa indifferenza che di questa sfiducia nei confronti delle istituzioni e della politica. Recenti sondaggi avevano mostrato che solo il 4% degli italiani si fidava dei propri partiti politici. C’è forse anche un elemento economico importante da tenere in considerazione: è la prima volta nella storia della Repubblica italiana che i cittadini sono chiamati a votare nel mese di settembre. La campagna in quanto tale è stata quindi relativamente breve, visto che ad agosto gli italiani sono in vacanza.
Tutti questi elementi spiegano questa significativa previsione del tasso di astensione. Anche se questa indecisione può dissolversi all’ultimo momento: nelle elezioni precedenti, molto spesso, negli ultimissimi giorni si è parlato un gran numero di italiani

Dove vanno di solito queste voci indecise?

Quello che sappiamo è che gli indecisi non votano mai in un campo. Un certo numero di leader politici sta cercando di convincere questi astensionisti. In particolare il partito di centrosinistra (Partito Democratico), il cui leader Enrico Letta, fa costantemente appello agli astenuti perché sbarrano la strada a Giorgia Meloni.

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Questa sfiducia spiega il peso dell’estrema destra e del partito di Giorgia Meloni, a volte definito “postfascista”?

Cominciamo facendo attenzione ai termini: sì, Giorgia Meloni era fascista, si è socializzata nel movimento fascista e ha difeso Benito Mussolini. Indubbiamente, in questo partito ci sono ancora candidati che hanno nostalgia del fascismo. Ma tutto il lavoro che ha fatto è cercare di presentarsi come la candidata di un partito conservatore, tradizionalista, persino reazionario. E’ importante specificarlo per capire anche perché sta salendo alle stelle nei sondaggi.
Oggi, è vero, appare come un’alternanza. Va ricordato che, dal 1994 in Italia, ad ogni elezione, gli italiani hanno votato per l’alternanza e hanno sanzionato i partiti che erano al potere. Tuttavia, appare in un certo senso come una nuova figura. Inoltre, è l’unica donna in un ambiente maschile. Certo, è stata al potere in un ministero della gioventù in un governo di Silvio Berlusconi tra il 2008 e il 2011, ma molti lo hanno dimenticato. Pertanto, gli italiani si dicono: “perché non provarlo?“. Dopo aver votato la destra, la sinistra, poi aver tentato un governo di quasi unità nazionale alle spalle di Mario Draghi… Vogliono provare qualcosa di nuovo con Giorgia Meloni.

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