Condanna dell’Italia per l’espulsione di un minore non accompagnato in Grecia

Condanna dell’Italia per l’espulsione di un minore non accompagnato in Grecia

A marzo, un minore afgano non accompagnato di 17 anni all’arrivo nel porto di Brindisi è stato deportato in Grecia dalle autorità italiane. Un tribunale di Roma ha appena condannato lo Stato italiano per questa pratica, nota come “riammissione informale”, che le Ong puntualmente denunciano da anni.

Il Ministero dell’Interno e degli Affari Esteri italiano è stato appena condannato in tribunale da un tribunale di Roma per aver riportato in Grecia un minore afghano non accompagnato. La sentenza, emessa a luglio, Appena rilasciato pubblicamente dal tribunale il 9 agosto.

Il caso risale al 16 marzo 2023. Il ragazzo afghano di 17 anni è stato riportato al porto di Brindisi, nel sud Italia, attraverso una procedura di “riammissione ufficiosa” in Grecia. In altre parole: gli è stata negata la possibilità di chiedere asilo sul suolo italiano.

La polizia di frontiera di Brindisi ha precisato che il minore “ha negato la sua volontà di chiedere protezione internazionale, e ha firmato una dichiarazione in tal senso”. Ma secondo le associazioni il procedimento si è svolto “senza la presenza di un intermediario linguistico”. Durante le telefonate che il giovane ha fatto ad associazioni e avvocati, questi ultimi hanno constatato di essere detenuto in condizioni spaventose nel porto di Brindisi, «vestito solo di mutande e chiuso nella cabina di una nave», e hanno espresso di essere “paura di essere rimandato in Afghanistan”.

Al momento del rientro forzato, il giovane era stato «trattenuto all’interno di una baracca» in un «traghetto» e poi «trasferito in altra sede e consegnato alla custodia di agenti di uno Stato estero», precisa la sentenza.

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Le “riammissioni informali” sono contro la legge europea

Il giudice del tribunale di Roma competente per il caso, preso atto di questa situazione, ha ritenuto che il giovane avesse il diritto di “fare domanda di protezione internazionale in Italia”. I due ministeri sono stati quindi condannati al pagamento delle spese processuali di 1.800 euro. Soprattutto, il tribunale ha ordinato alle autorità amministrative di consentire l’ingresso “immediato” del giovane richiedente in Italia, e la registrazione della sua domanda di protezione internazionale.

A differenza del caso di questo giovane, questa decisione del tribunale condanna la pratica della “riammissione informale”, che si basa su accordi intergovernativi. Questo tipo di accordo consentirebbe, ad esempio, alla Francia di rientrare in Italia a Monginevro oa Mentone – pratiche regolarmente contestate in tribunale. Il relativo accordo bilaterale tra Italia e Grecia risale al 1999.

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Il Parlamento non ha ratificato questo tipo di accordo: quindi non è mai entrato in una legislazione di questo tipo. Pertanto, tali accordi bilaterali non devono derogare alle vigenti leggi italiane né alle normative europee o internazionali, come afferma il Tribunale di Roma. L’accesso alla protezione internazionale per i minori non accompagnati è inoltre garantito, ai sensi del diritto europeo, ovunque nell’Unione europea.

Inoltre, poiché si basano su un semplice accordo tra due Stati e non sono incorporati nella legge o nella costituzione, tali accordi impediscono alle persone interessate di poter impugnare rapidamente una decisione di respingimento. Il tribunale di Roma ha concluso che la “mancanza di una sentenza impugnabile” equivaleva a “privare la persona” del suo diritto a un “rimedio effettivo”. E questo, in particolare, in violazione diSezione 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

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Una pratica che è già stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo

Après “deux ou three days in cellule at port d’Igoumenitsa”, sur la côte ouest de la Grèce, le jeune Afghan a été “transféré dans un centre for mineurs in Thessalonique”, a 300 chilometri di là, sur la côte est de Grecia.

Le “violazioni e carenze sistematiche” nella cura dei minori in Grecia sono “note, almeno a chi opera in questo settore”, ha considerato il tribunale italiano.

Il giovane ha infatti descritto “condizioni di accoglienza inadeguate” in Grecia, in particolare quando è finito per essere trasferito in una struttura per adulti nonostante alcune minoranze.

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Precisa che questa decisione “fa luce soprattutto su quanto sta accadendo nei porti dell’Adriatico”. L’ONG Asgi. Ovvero: “il rimpatrio forzato di richiedenti asilo e minori non accompagnati, nell’ambito della prosecuzione di pratiche per le quali l’Italia è stata precedentemente condannata”. Già nel 2014 la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva condannato il Paese per questo fatto.

Asgi ha portato questo caso in tribunale insieme a No Name Kitchen, Lungo La Rotta Balcanica (membro dell’Adriatic Ports Network) e Equal Rights Beyond Borders. Da diversi anni queste Ong denunciano attacchi ai richiedenti asilo nei porti italiani.

“Sebbene le autorità italiane abbiano affermato in diverse occasioni che questa pratica è stata interrotta, abbiamo riscontrato che sta continuando pienamente”. Essi Il sondaggio è stato pubblicato nel gennaio 2023 Ha evidenziato la detenzione di adulti e bambini in “prigioni non ufficiali sotto forma di scatole di metallo e stanze buie” sulle navi italiane per riportarli in Grecia.

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Con questa nuova convinzione, le Ong ci invitano oggi a raddoppiare la nostra vigilanza affinché la giurisprudenza sia applicata, una volta per tutte, nei porti italiani.

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