Viaggio a Trieste, Italia versione mitteleuropa

Viaggio a Trieste, Italia versione mitteleuropa

Trieste non è solo una cittadina di mare a un’ora da Venezia. È anche un importante porto storico sviluppatosi sotto l’impero austro-ungarico e un centro letterario particolarmente vivace. Cosmopolita, spumeggiante, terribilmente creativa.

Trieste è diversa da qualsiasi altra città italiana. E per una buona ragione. Assomiglia un po’ a Vienna, se Vienna fosse collocata ai margini dell’Adriatico. In centro, enormi caffè dove gustare strudel e zuppe dal sapore d’oriente. Le ampie strade lastricate ricordano più la Mitteleuropa che gli affascinanti labirinti delle città italiane. Se dici ai triestini che la storia di Trieste è iniziata con gli Asburgo che ne hanno fatto la loro roccaforte personale, li offenderai e sbaglierai tutto. Perché esisteva prima di loro. Ma è porsi sotto la protezione dell’Austria (1382) che la aiuterà a svilupparsi. E ancor di più il suo status di porto franco perché di fronte a Venezia può poi sviluppare un fiorente commercio austro-ungarico. Molto rapidamente Trieste possedeva le migliori botteghe del Mediterraneo e commerciava fino ai confini del Medio Oriente.

L’impronta asburgica

Questa protezione degli Asburgo, durata… 537 anni, ha un impatto sull’architettura urbana. Costruito nel 1743 e successivamente ampliato, un imponente molo lungo 250 metri costeggia le onde. Cuore della città piazza grande è una vera e propria ambientazione teatrale furiosamente eclettica. Il neo-bizantino confina con il neoclassico, lo stile romano confina con il neoclassico. Maria Teresa d’Austria vi eresse un’elegante fontana, fece scavare un canale per facilitare lo scarico delle merci nel centro cittadino e dispose grandi strade più adatte al commercio rispetto ai vicoli.

Poco a nord di Trieste a Grignano, da vedere anche se è un cliché il castello di Miramare, anch’esso proprietà degli Asburgo. Un posto ultra romantico. È il secondo sito più visitato in Italia quindi evitiamo di andarci ferragosto, quando tutta l’Italia è in attesa per il 15 agosto. Costruita su uno sperone carsico, si affaccia sul mare Adriatico. Eretto da Maximilien de Habsbourg nel 1856, questo piccolo tesoro è circondato da un incantevole parco costruito come sfida perché non c’era un grammo di terra su queste rocce aride. Tutto è stato portato all’uomo, anche una certa varietà di pini capaci di vivere quasi senza radici! (www.castellodimiramare.it).

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Trieste è una città cosmopolita dove tutte le nazionalità si sono incontrate abbastanza bene fino ai drammi del 20° secolo. Ma in precedenza italiani, sloveni, croati, serbi, slavi e popoli del Mediterraneo si davano da fare senza scontrarsi troppo, soprattutto di passaggio. Qui sono nate grandi aziende come l’assicuratore Generali e il costruttore navale austriaco Lloyd allora assicuratore. Al Musée de la Mer negli ex moli del Porto Vecchio, una pregevole collezione di 6.000 oggetti racconta la cantieristica e la vita sulle navi da crociera di lusso (www.museedelmaretrieste.it).

Odisseo nacque a Trieste

E sai chi ha lavorato in questa vivace città? Uno scrittore famoso e per niente italiano… Joyce ovviamente. Come sapete, Ulisse è nato a Trieste. Originario dell’Irlanda con la moglie per lavorare più a nord, a Joyce fu offerto un lavoro al Berlitz a Trieste. Dà lezioni di inglese a Italo Svevo di cui farà conoscere l’opera quando questo autore sarà pronto a rinunciare ai suoi “sogni estetici”. Immaginiamo Svevo che fa una versione basata sul racconto di Joyce The Dubliners…Ulisse e La coscienza di Zenone sono veramente contemporanei.

La città del caffè

Trieste si sviluppò nel 18° secolo proprio quando il caffè divenne di moda. La città si sta impossessando di questo nuovo sbocco, che a volte è ancora disapprovato perché considerato un alimento non cattolico. Qui il caffè è un vero stile di vita. Evidenziato dal vocabolario specializzato utilizzato per ordinarlo. La precisione è schizzinosa che distingue un caffè nero (nero), un caffè nero servito nel bicchiere (nero in B, per bicchierre il bicchiere) e un cappuccino (caffelatte). A chi vuole assaporare questa bevanda vellutata in condizioni quasi ideali, consigliamo senza rischi di concedersi un vero circuito gourmet dal caffè al caffè. Per assaporare ogni volta le diverse annate e le atmosfere uniche.

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Il Caffè San Marco, sede dello scrittore di viaggi Claudio Magris che ama scrivere in questi luoghi dove si è soli ma con gli altri gode di un arredamento Liberty finemente restaurato (www.cafesanmarco.com). Cornici decorate a fogliame, lampadari in bronzo con corolle in vetro, caffettiera con carrozzeria in rame puro, il luogo seduce decisamente. È diventato un vero e proprio punto di incontro culturale. Accanto alla sala impeccabilmente restaurata si trova una grande libreria dove affluiscono autori da tutta Europa, una casa editrice e un ristorante dove assaporare cibi volutamente rustici come l’osso di midollo servito in maestosità. I pasticcini balcanici si gustano sorseggiando l’ammirevole caffè morbido come una carezza che il direttore Alexandros Delithanassis ha sviluppato per i clienti.

A Trieste non ci vediamo a casa ma al bar, così le liceali lavorano insieme a un tavolo mentre le degne nonnine si gustano un bicchiere di Malvasia, il freschissimo vino bianco friulano, e le coppie innamorate assaggiano le tagliatelle di grano saraceno fondente.

Vicinissimo al mare, il Caffé Tommaseo creato nel 1830 (www.caffetommaseo.it) ha l’atmosfera di un intimo rifugio. Nella stanza color crema vaniglia adornata da putti carnosi, i buongustai gustano le ciambelle veneziane ripiene di crema pasticcera e, naturalmente, la torta Sacher forte di cioccolato. Da non perdere sabato, un eccitante brunch musicale di Lili Marleen.

Una regione molto gourmet

Lo avrete sentito Trieste è una città estremamente gourmet, ricca di un patrimonio gastronomico multiforme che va dall’Europa dell’Est fino ai confini del Mediterraneo. I frutti di mare abbondano e nelle tante piccole osterie lungo il Golfo si mangiano acciughe fritte con cipolle, vongole veraci. Ma se la tua passione sono le seppie, è a portata di mano il molo sulla marina della marina in mezzo alle barche a vela che bisogna andare a degustare. L’ultima tenerezza! (www.pierts.it).

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L’entroterra del Friuli-Venezia-Giulia ha anche una gastronomia d’eccezione individuata da Slow food come sentinelle del gusto, in particolare erbe selvatiche da cui si ricavano succulente frittate, formaggi e sontuosi salumi essendo la regione di San Daniele. Un percorso gastronomico, il percorso 63 porta da prelibatezze a prelibatezze. Trascorreremo un momento memorabile all’Ai Fiori, un ristorante triestino chic dove potrete gustare un raro risotto all’aragosta (www.aifiori.com). Oppure ci dirigeremo verso l’altopiano carsico (il Carso) trenta minuti verso est. Una regione di calcare friabile dove l’acqua sfocia in innumerevoli grotte che furono teatro di tragiche scene alla fine della seconda guerra mondiale. I comunisti non diedero tregua, credendo che tutti gli italiani fossero fascisti, così ne gettarono un buon numero in questi crepacci.

Più allegramente nel fine settimana, i triestini vanno a divorare taglieri di salumi e formaggi nelle osterie di campagna (www.pipan-claric.it) a meno che non vadano a comprare la carne direttamente dagli allevatori (www.gruden.zbogar.com). Poi raggiungono le spiagge dorate di Duino.

Artigiani eccezionali

Quando il vento, la bora, soffia troppo, è tempo di fare shopping in città. Tra creatori del tutto eccezionali come l’affascinante VUD che lavora il legno grezzo (vud-design.com) o Dezen-dezen (www.dezendezen.com) che reinterpreta i velo delle contadine dell’Europa centrale e le cui impressioni artigianali si tramandano per due generazioni. Qualità molto alta. Infine, ci riposeremo forse da tutti questi momenti di scoperta in un elegante hotel liberty come il Savoia excelsior palace, un 4* ai margini del golfo. (www.collectionne.starhotel.com).

Per saperne di più

www.turismofvg.it

www.italia.it

Per raggiungere Trieste: Prendere il treno regionale per Venezia. Trieste è a un’ora di distanza.

©Massimo Crivellari, Fabrice Gallina

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