“Re Giorgio” Napolitano è morto

“Re Giorgio” Napolitano è morto

L’ex Presidente della Repubblica è morto questo venerdì all’età di 98 anni, lasciando dietro di sé 70 anni di vita politica italiana.





Dal nostro corrispondente da Roma, Quentin Raverdy

Giorgio Napolitano ha lasciato la presidenza nel gennaio 2015, all’età di 89 anni.
©ANDREAS SOLARO/AFP

L’È morto questo venerdì 22 settembre a Roma, all’età di 98 anni, l’ex Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. Una vera figura della vita politica e istituzionale che ha segnato sia la Prima che la Seconda Repubblica Transalpina.

A causa del suo stato di salute e della sua età avanzata, le sue apparizioni pubbliche erano diventate estremamente rare. Il suo posto di senatore a vita era deserto da giugno. Gli eletti di Palazzo Madama gli ha poi reso un vibrante omaggio, alimentato da applausi, per festeggiare il compleanno di “Re Giorgio” e i suoi 70 anni di vita parlamentare. “La testimonianza di una politica che diventa cultura e di una cultura politica che diventa istituzione”, ha salutato il capo del Senato, Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia).

Nato nel 1925 da una famiglia borghese a Napoli, nei primi anni del Ventennio di Benito Mussolini, Giorgio Napolitano, come molti studenti, aderì al GUF, i gruppi universitari fascisti, prima di unirsi alla resistenza contro il regime dittatoriale. Nel 1945 aderisce al Partito Comunista Italiano (PCI) di cui diventerà uno dei dirigenti storici.

LEGGI ANCHE Silvio Berlusconi, giullare o statista? Seguace dell’intervento sovietico in Ungheria, divenne più critico al momento del colpo di stato in Cecoslovacchia e poi in Afghanistan. E incarnerà durevolmente l’ala moderata di miglioristi (“quelli che migliorano”), aperto al dialogo con i socialisti italiani ma anche con i democratici d’oltre Atlantico, diventando così il primo leader comunista a ottenere il visto per recarsi negli Stati Uniti. A cavallo degli anni Novanta Napolitano aderisce poi al Partito Democratico della Sinistra, erede del PCI dal sapore “soc-dem”.

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Un secondo mandato riluttante

Parlamentare dal 1953, presidente dell’Assemblea nazionale transalpina e per un certo periodo ministro dell’Interno sotto Romano Prodi, il napoletano è soprattutto un europeista convinto (due volte deputato sui banchi di Strasburgo e presidente della commissione Affari costituzionali del Parlamento) , operando per l’ancoraggio duraturo della Penisola nel concerto europeo. Un impegno che proseguirà in gran parte anche dopo la sua elezione, nel 2006, alla presidenza della Repubblica Italiana: una grande prima volta per un politico passato dalle file del PCI.

In Italia, se il costume è essenzialmente onorario, il presidente spesso si impone come arbitro in tempi di crisi politica. Così nel 2011, nel pieno degli sconvolgimenti della zona euro, Giorgio Napolitano ottenne le dimissioni di Silvio Berlusconi, poi sostituito, senza passare attraverso il processo elettorale, dall’economista Mario Monti e dal suo governo di “tecnici”.

Nel 2013, mentre l’Italia attraversava una tempesta politica, tra elezioni legislative senza vincitori e elezioni presidenziali senza re, il napoletano, giunto al termine del suo mandato, fu costretto a malincuore a restituire il tavolo: una prima volta in Italia , simbolo lampante dell’impasse del sistema transalpino. Ma Giorgio Napolitano non intende restare per sempre al Quirinale. Soprattutto da quando il suo secondo turno come presidente è stato segnato dalle battute d’arresto economiche dell’Italia e da una chiamata a comparire davanti a un tribunale (di nuovo, il primo) sulla questione delle negoziazioni tra stato e mafia all’inizio degli anni ’90.

Dopo aver «toccato con mano il peso dell’età e delle crescenti difficoltà», confidò agli italiani nel discorso di fine anno del 2014, Napolitano alla fine si è ritirato. “È meglio partire quando sei in piedi”, ci assicura, lasciando le alture di Palazzo del Quirinale conquistare i banchi del Senato, ultima dimora politica di “Re Giorgio”.

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