Quando le malattie della “fede” mettono in pericolo la democrazia الديمقراطية

Di Virginie LaRose

Inserito oggi alle 09:27

“Credo in Dio?” Sì, quando lavoro Matisse scrive nel 1947. Lui, il pittore agnostico, sta per lanciarsi letteralmente nel corpo e nell’anima in quello che considererebbe il suo più grande capolavoro, la massa di arte sacra che ha pensato e raffinato. Nei minimi dettagli: Cappella del Rosario a Vence. Picasso è sorpreso: “Ma perché faresti queste cose? Sarei d’accordo se fossi un credente. Altrimenti, penso che tu non abbia il diritto morale di farlo”. E Mattis per confessargli questo: “Essenzialmente, Picasso, non dobbiamo essere intelligenti. Tu sei come me: quello per cui tutti ci sforziamo nell’arte è il clima della nostra prima azienda”.

Questa conversazione tra queste due bestie sacre nel disegno dice molto sul cambio di paradigma che caratterizza XXe Secolo: La fede – incorporarsi in Dio, il concetto nel senso più classico del termine – non è più scontato. E se l’adesione al cristianesimo ha finora plasmato la società in tutte le direzioni, dalla politica alla vita intellettuale, artistica e culturale, allora questo secolo sarà un secolo di trasformazione. In modo molto simbolico, la legge inizia con la legge sulla separazione delle Chiese dallo Stato, approvata nel 1905, che pone le basi per una società laica. La “Francia molto cristiana” è morta, viva la libertà di coscienza!

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Una libertà sudata, dopo secoli di controllo religioso sulla società francese. Ma libertà che non è senza creare una debole nostalgia, uno iato metafisico, come suggerisce la fiducia di Matisse in Picasso. Sensazione di aver lasciato per sempre l’Età dell’Innocenza, dove abbiamo creduto spontaneamente a ciò che abbiamo appreso. Dove dipendevamo naturalmente da Dio. “La massiccia assenza, ovunque presente”, Deplorato dal filosofo Alan.

forza letale

Certamente, una tale rottura non è avvenuta dall’oggi al domani. È il risultato di un lento boom iniziato in Francia nel XVI secoloe Un secolo da raggiungere oggi, a quanto pare. Almeno questa è l’osservazione fatta dalla filosofa Camille Riquier, che nel 2020 ha pubblicato un articolo degno del titolo Diagnostic: Non sappiamo più credere (Disclay de Breuer). per lui, La domanda di Dio (…) È stato sradicato da così tanti pronomi, che alcuni non conoscono nemmeno il significato di “fede”.

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