le proteste della stampa contro l’abbandono dei numeri romani da parte di Carnavalet

Lo abbiamo annunciato nella nostra edizione del 15 marzo, alcuni musei hanno deciso di rinunciare alla numerazione antica con il pretesto che un numero crescente di visitatori non può più leggerla. Dall’altra parte delle Alpi, diversi giornali sono offesi.

L’ira di Roma è caduta su “Luigi 14”: diversi quotidiani italiani hanno denunciato mercoledì la decisione del Museo Carnavalet di Parigi di sostituire i numeri romani con numeri arabi per facilitare la comprensione dei visitatori.

“La polemica: Luigi XIV diventerà Luigi 14”, pubblicato su One Il Messaggero, il quotidiano della capitale italiana, mentre il Corriere della Sera, il principale quotidiano della penisola, scrive anche in prima pagina un commento tanto sintetico quanto eloquente: «Luigi 14».

Mentre il Louvre ha rinunciato alla numerazione romana alcuni anni fa per designare i secoli, ritenendo che i suoi milioni di visitatori, spesso stranieri, non ne fossero a conoscenza, il Museo Carnavalet, dedicato alla storia di Parigi, ha rimosso tutte le figure. Romano nella maggior parte dei suoi spazi.

“Non siamo contro i numeri romani, ma possono essere un ostacolo alla comprensione” opere e mostre, ha spiegato Noémie Giard, responsabile del Museo Carnavalet.

Massimo Gramellini, scrittore e vicedirettore del Corriere della Sera, era fulminante nell’edizione del suo quotidiano datato XVII / III / MMXXI. “Questa storia dei numeri romani rappresenta una sintesi perfetta dell’attuale catastrofe culturale: prima le cose non vengono insegnate, poi vengono eliminate perché chi le ignora non si senta a disagio”, ha scritto sulla prima pagina, ricordandolo “Gli ostacoli sono usati per imparare a saltare”.

Nelle pagine interne del giornale, un altro intellettuale, Luciano Canfora, denuncia a “stupidità” partecipante “Di una piaga più generale, quella del” politicamente corretto “”.

“Sarebbe auspicabile una legge che imponga l’analfabetismo obbligatorio e il ritorno alla sola comunicazione orale”, scherza lo scrittore, storico e filologo, che inizialmente propone di rimuovere le lettere maiuscole e minuscole.

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Per il professore di storia romana Giusto Traina, citato da Il Messaggero, “Il vero problema non è il pubblico”. “No, il vero problema sono quelli che decidono, i politici, i leader locali, quelli che in un certo modo pensano ” non si mangia con la cultura ””, Egli ha detto.


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