La Villa di Poppea, il gioiello sepolto dal Vesuvio

Una volta individuato il colorato profilo dei potenziali proprietari del locale, non ti resta che immaginare i banchetti aperti nel pomeriggio e che terminano nelle prime ore del mattino. Gli uomini vestiti di toga si inchinavano ai meridiani, circondati da servi che si massaggiavano i piedi e si lavavano le mani con acqua gelata dal ghiaccio del Vesuvio. L’idromele scorreva liberamente nelle coppe d’argento. I piatti circondano l’ingresso della sala da pranzo da piatti raffinati come lanugine grigia, ostriche o lingua di fenicotteri. Acrobati svestiti si lanciavano attraverso cerchi fiammeggianti, tavoli svolazzanti o travestiti da Bacco, indossando corone di alloro per recitare la poesia greca.

La festa è finita

I festeggiamenti terminarono bruscamente quando un terremoto distrusse la villa nell’anno 62. Al tempo dell’eruzione del Vesuvio, erano passati diciassette anni da quando i piaceri avevano abbandonato il luogo. A differenza di Ercolano e Pompei, dove gli scavi iniziarono all’inizio del XVIII secolo, Oplontis rimase in rovina ad eccezione di alcuni strani assi durante il Rinascimento e nel XVIII secolo quando furono esplorati altri siti più grandi.

Gli scavi ufficiali su Oplontis iniziarono solo nel 1964, quando il governo italiano notò l’interesse del sito per il turismo a Torre Annunziata. Questo inizio tardivo ha notevolmente contribuito alla bellezza della villa. I suoi affreschi dai colori vivaci sono sopravvissuti all’influenza degli elementi esterni non riuscendo ad avere un impatto su siti precedentemente esplorati. Inoltre, dalla sua apertura non ufficiale al pubblico negli anni ’80, Villa A non è stata invasa da folle di turisti.

D’altronde il sito è stato oggetto di crescente interesse da parte degli accademici, soprattutto grazie a Il progetto Oplontis, L’organizzazione americana che dal 2005 studia e archivia l’archeologia. Oltre alla villa, l’organizzazione ha evidenziato la storia di Oplontis come città fiorente, con i suoi bagni termali e un complesso commerciale chiamato Villa B, dove sono state scoperte quasi 1.500 fiasche .

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Una delle scoperte più commoventi a Villa B furono gli scheletri di cinquantaquattro persone che avrebbero aspettato invano l’arrivo di una nave per aiutarli in quel fatidico giorno del 79 d.C. “Gli scheletri sono stati scoperti in due gruppi”, dice John Clark, co-direttore del Progetto Oplontis presso l’Università del Texas ad Austin. Il primo, vicino all’ingresso, era pieno di soldi e gioielli. Il secondo, in fondo, non aveva soldi tranne lanterne e attrezzi. Si ritiene che quest’ultimo gruppo fosse composto da schiavi, che purtroppo si separarono dai loro padroni, anche in morte. “

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