Il processo di Londra, come il cardinale Becchio cercò di costringere il papa ad assolverlo

Il processo di Londra, come il cardinale Becchio cercò di costringere il papa ad assolverlo

È un nuovo ciclo infinito “Processo di Londra” che si svolgeva in Vaticano dal luglio 2021. Giovedì 9 marzo i giudici hanno presentato le prove secondo cui papa Francesco aveva destituito il cardinale Angelo Besio, ex sostituto della Segreteria di Stato, preso di mira con l’accusa di appropriazione indebita e cattiva gestione finanziaria, per essere avvolta dal segreto pontificio. Scoperte che potrebbero dare una svolta a questo primo grande processo tramandato dai giudici del Paese più piccolo del mondo.

Tutto è legato allo scambio epistolare, avvenuto nel luglio 2021, pochi giorni prima dell’inizio del processo, tra François e il cardinale. L’arcivescovo di Sardegna, destituito dai poteri cardinalizi nel settembre 2020, chiede al Papa di firmare una dichiarazione che lo assolva dalle accuse a suo carico.

“Dovrei invitarti come testimone al processo, ma non oso.”

“I giudici mi hanno accusato di avervi ingannato nel caso della suora colombiana, rapita in Mali, e di aver proposto di acquistare una villa londinese che vi avevo fatto fare per conto di un fondo americano”.Il cardinale scrive al papa.

Pagare un riscatto – malversato da un’imprenditrice italiana – per la liberazione di suor Gloria Cecilia Narvaese, rapita nel 2017 in Mali, tramite una società con sede a Londra, e acquistare un edificio per uffici nella capitale britannica, che si rivela essere un investimento disastroso per la Santa Sede, lei è già in ribaltamento delle accuse al processo.

Devo invitarti come testimone al processo, ma non oso. Tuttavia, ho bisogno di due tue dichiarazioni che confermino come si sono svolti gli eventi.Prosegue il cardinale Angelo Becchio.

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“Mi dispiace informarti che non sono in grado di accettare la tua domanda.”

In questa lettera, affidata direttamente dal Papa alla giustizia vaticana, il cardinale chiede a Francesco di firmare due dichiarazioni che lo esonerano completamente dai fatti di cui è accusato. “Dichiaro di aver accettato l’importo necessario per pagare gli intermediari e l’esatto importo del riscatto. Durante tutto il processo, ho richiesto assoluta riservatezza e discrezione”.Il cardinale Becciu, ha scritto al Papa.

A proposito dell’investimento a Londra, il vescovo italiano chiede a Francesco conferma di aver trovato “proposta interessante”. In totale, questo disastroso investimento ha fatto perdere al Vaticano 176 milioni di euro. In entrambi i casi, il cardinale chiede al papa di confermare che queste due questioni sono coperte dal segreto pontificio.

La risposta di Francesco, smascherata anche dalla giustizia vaticana, è a dir poco secca. “Mi dispiace informarti che non sono in grado di accettare la tua domanda.”scrive Francesco. “Ribadisco che la concessione di denaro a un mediatore, a causa delle ambiguità apparse secondo l’accusa, non può essere coperta dal segreto di Stato per ragioni di sicurezza, né può essere sottoposta al segreto pontificio”.Papa spiega nella sua lettera.

Pochi giorni prima Francesco aveva già scritto al cardinale Becchio per dirgli che si era rifiutato di assolverlo, desiderando che la giustizia in Vaticano facesse il suo lavoro.

“Riguardo alla proposta di acquisto di un immobile a Londra (…) ricordo che questa proposta mi è subito sembrata strana per contenuto, forma e tempistica”spiega il Papa. Qualifica anche il pagamento del riscatto per liberare la suora colombiana come A.J “appropriazione spontanea e sconsiderata di risorse finanziarie distolte dai fini abituali”. “In questo contesto, capirai che nessun segreto di papiro è possibile.”Francois conclude.

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A questa seduta, la cinquantesima del processo iniziato in Vaticano, seguirà il 16 marzo l’attesissima testimonianza dell’attuale sostituto della Santa Sede, successore del cardinale Besio, monsignor Edgar Peña Parra, le cui responsabilità sono anche delineato. nell’amministrazione dei fondi della Santa Sede.

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