La coalizione armata di minoranze etniche, dietro l’offensiva in corso nel nord della Birmania, al confine con la Cina, ha sequestrato sabato diversi siti militari, hanno riferito i media locali.
Questa settimana, secondo le Nazioni Unite, i combattimenti si sono intensificati in vaste aree dello stato settentrionale di Shan, vicino al confine cinese, costringendo più di 23.000 persone ad abbandonare le proprie case.
L’Esercito dell’Alleanza Nazionale Democratica del Myanmar (MNDAA), l’Esercito di Liberazione Nazionale Tang (TNLA) e l’Esercito dell’Arakan (AA) affermano di aver catturato dozzine di avamposti e quattro città e di aver bloccato importanti rotte commerciali verso la Cina.
Secondo i media locali, sabato i combattenti del TNLA hanno preso il controllo di due avamposti controllati dalle milizie filo-regime vicino a Lashio, la più grande città nel nord dello Stato Shan.
Il movimento ha affermato di aver preso il controllo di tre siti militari nell’est.
La giunta non ha ancora commentato gli scontri di sabato, ma giovedì un portavoce ha respinto come “propaganda” le affermazioni secondo cui gruppi armati avrebbero sequestrato diverse città nello Stato Shan.
I giornalisti dell’Agence France-Presse sono stati fermati sabato, nella provincia cinese dello Yunnan, a un posto di blocco della polizia situato a una cinquantina di chilometri dal valico di frontiera di Chinshwehaw, di cui mercoledì l’esercito birmano ha ammesso di aver perso il controllo.
In Birmania, soprattutto nelle zone di confine, operano più di una dozzina di gruppi etnici che chiedono maggiore autonomia politica, il controllo di parte delle ricchezze naturali del Paese o un commercio lucroso.
Alcuni di loro hanno formato ed equipaggiato gruppi armati composti da oppositori politici che si sono diffusi in tutto il Paese dopo il colpo di stato del 2021 e la repressione che ne è seguita.
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