Pensa al populismo scientifico

carta bianca. Il termine “populismo scientifico” è comunemente usato per denunciare i numerosi attivisti scientifici onnipresenti nella sfera pubblica, come Didier Raoult. In Italia, ad esempio, fa riferimento sia agli antivaccinatori, come il biologo Stefano Montanari, sia ai difensori della scienza, come il professore di virologia Roberto Burioni. Quest’ultimo è stato oggetto di uno studio approfondito di Pamela Petrucci, ricercatrice dell’Università di Copenhagen, guidata da David Gruber e Linda Ullmann presso Manuale Routledge del linguaggio e della scienza, nel 2019.

Molto attivo su Twitter e Facebook, Roberto Burioni ha condotto lì una guerriglia contro la retorica antivaccinista, dal giugno 2018, segnando le azioni del governo. Burioni difende l’etica del mondo cittadino. La sua lotta avrebbe addirittura convinto Beppe Grillo (il teorico del movimento cinque stelle) a firmare il “Patto del dono” lanciato nel gennaio 2019 per sostenere questa morale nelle politiche pubbliche nazionali. Questo lavoro testimonia l’evoluzione degli studiosi in questi dibattiti, che sono passati dalla posizione di una figura morale, come Langevin, Poincaré o Einstein, alla posizione di informatori, mobilitati contro la controscienza.

La popolarità di Borioni in Italia è dovuta al contesto politico polarizzato dovuto all’ascesa dell’estremismo e alle sue forme di comunicazione, utilizzando polemiche violente, conosciute nel web italiano come Plasta : Un commento graffiante e sarcastico che attira migliaia di risposte e mira a esporre informazioni false. Convinto che gli studiosi debbano farsi da parte, Burioni non esita a prendere in prestito la forte retorica dei suoi avversari.

critica della modernità democratica

Più in generale, se l’espressione dialettica di “populismo scientifico” sembra qualificare movimenti antivaccinisti o antitransizione, non è stata ancora considerata. in un secolo di populismo. Storia, teoria e critica (Seuil, 2020), Pierre Rosanvallon presenta il populismo come una “Un’ideologia coerente che presenti una visione forte e attraente della democrazia, della società e dell’economia”. Questa critica della modernità democratica, più che un’esibizione dell’estremismo oggi, si ripete nella storia delle democrazie occidentali.

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Sul versante della storia della scienza, alcune opere si ispirano alle stesse osservazioni per esplorare questo fenomeno che ossessiona il rapporto tra scienza e democrazia. Nils Medi e Mike Schaeffer, dell’Università di Zurigo, forniscono una ricca analisi in un articolo pubblicato sulla rivista comprensione generale della scienza Nel 2020. Per loro, questo populismo legato alla scienza è emerso sulla scia della trasformazione “partecipativa” degli anni 2000, che ha visto una rivalutazione del ruolo degli appassionati di scienza e l’unificazione dei cittadini nel processo decisionale tecnico accanto agli “esperti”.

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