Mios: il colosso italiano Lavazza vuole presentare MaxiCoffee

Mios: il colosso italiano Lavazza vuole presentare MaxiCoffee

Il “MaxiCoffee” è stato istituito a Mios dal 2019, nel parco direzionale lungo la A63, e dovrebbe presto passare sotto bandiera italiana. Giant Lavazza ha presentato un’offerta per acquisire il 100% del capitale della società. E non è necessariamente una cattiva notizia…

Siamo ormai lontani dai capannoni in lamiera del distretto industriale di La Teste, dove tutto ebbe inizio nel 2008. Folio stava servendo i suoi primi caffè. Sono passati quasi quindici anni e i successi si sono concatenati. E ora, l’azienda nata dalle fondamenta sulle sponde del bacino sta per diventare di proprietà del gruppo italiano Lavazza.

La Torrefazione torinese, che afferma di aver aperto il suo primo punto vendita a Torino nel 1895, ha recentemente annunciato di aver fatto un’offerta per l’acquisto del 100% del capitale sociale del distributore francese.
Va ricordato che il marchio Miosse, a marzo 2018, è entrato nel giro di “Daltys”, gruppo provenzale guidato da Christophe Brancato, noto in particolare per aver fornito decine di migliaia di distributori automatici a grandi gruppi francesi come EDF, ma anche nelle stazioni autostradali, a beneficio di aeroporti comunitari, ecc. In seguito, “Daltys” ha scelto di rinominare tutte le sue attività con il marchio “MaxiCoffee”.

In pratica, Miosse, che impiega quasi duecento persone e risiede principalmente nell’agglomerato di Bordeaux, Basin, Val-de-Lère e North Landes, non cambierà sede né nome. E l’arrivo dell’italiano, i cui termini di trattativa appartengono, ovviamente, al segreto degli dei, sembra essere una buona notizia.

“La nostra strategia include il supporto all’ulteriore sviluppo di Maxi Coffee, che manterrà il suo profilo multimarca e indipendente”, ha dichiarato in una nota l’amministratore delegato di Lavazza, Antonio Paravalle. L’autonomia di MaxiCoffee sembra essere guadagnata e, con il processo, il produttore di caffè transalpino sembra soprattutto voler espandere le sue capacità sul lato digitale. A Muse, la divisione e-commerce di MaxiCoffee conta 90 milioni di dollari. L’autorità garante della concorrenza non ha ancora dato il via libera.

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