L’Italia presenterà conti pubblici incoraggianti per il 2021

Abbellito a Roma. I rapporti debito pubblico e disavanzo dell’Italia, che l’Istituto nazionale di statistica Istat pubblicherà il 1° marzo, sono scesi nel 2021 molto più di quanto previsto dalle proiezioni ufficiali. Secondo il bollettino statistico della Banca d’Italia sui dati preliminari rilasciato martedì, il debito del Paese ammontava a 2.678 miliardi di euro nel 2021, “che darebbe un rapporto del 150,8% del PIL nel 2021 secondo le mie stime, rispetto al 155,6% del 2020 e al 153,5% delle proiezioni ufficiali del ministero dell’Economiaspiega l’economista indipendente Lorenzo Codogno (LC Macro Advisors). Questo risultato positivo è una buona notizia dopo una crisi così storica, anche se con alcuni aspetti negativi”.

L’aumento del debito di 104,9 miliardi nel 2021 riflette sia il fabbisogno di finanziamento, di 92,1 miliardi, sia l’aumento del saldo di liquidità del Tesoro, di 5 miliardi. Anche se il debito lordo nel senso di Maastricht non sottrae quest’ultimo importo alle passività prese in considerazione. Gli effetti di rivalutazione sui titoli indicizzati all’inflazione, le differenze tra sconti e premi su emissioni e rimborsi di titoli di Stato e gli effetti cambio sul debito non denominato in euro hanno incrementato il totale di 7,8 miliardi.

Il debito è stato rafforzato dai prestiti europei, passati da 16,6 miliardi di euro nel 2020 a 27 miliardi di euro nel 2021, per un debito totale di 43,4 miliardi di euro e il 2,4% del PIL e che aumenteranno ulteriormente nel 2022.

Anche il disavanzo è diminuito molto più del previsto, attestandosi intorno al 5,2% del PIL nel 2021 dopo il 9,5% nel 2020. “Ipotizzando che gli interessi passivi scendessero al 3,1% del PIL nel 2021 (3,5% nel 2020), il saldo primario sarebbe sceso a -2,1% nel 2021 (-6,1% nel 2020): un risultato notevole viste le numerose misure di sostegno dovrebbe essere ancora attivo. I dati globali sono così buoni che è persino difficile da credere”, dice Lorenzo Codogno. In attesa di dettagli, sospetta che la parte “sussidio” non spesa dell’anticipo del 13% della struttura del piano NextGenerationEU, o 9 miliardi registrati ad ottobre, abbia ridotto il deficit. Ma anche che l’imposta sull’IVA ha dovuto aumentare ulteriormente con i pagamenti online durante la pandemia. Ma qualunque sia la ragione, se, prima della scomparsa delle misure di sostegno fiscale e monetario, il disavanzo può avvicinarsi all’equilibrio.

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