Consentitemi qualche reminiscenza di quell’epoca passata. L’allora ministro della Cultura francese, Catherine Tasca, dichiarò che non avrebbe accolto il leader italiano. Finì per accettare di salutare il sottosegretario di Stato ai Beni culturali che Berlusconi aveva inviato al suo posto, Vittorio Sgarbi. Il corteo di funzionari non è riuscito a raggiungere lo stand Italia, assediato da centinaia di manifestanti che gridavano “Italia libera”.
Oggi Berlusconi, 86 anni, è ricoverato dal 5 aprile per un’infezione polmonare, la cui cura è complicata dalla leucemia cronica. Sgarbi, che gli era vicino da tempo, ha riconquistato il suo posto. E l’omaggio reso all’Italia a Parigi non fa più scalpore. Gennaro Sangiuliano, il ministro della Cultura che guida, se possibile, il fragoroso Sgarbi, è comunque un ex Msi, il partito post-fascista. Alla RAI, di cui era uno degli opinionisti, chiese di realizzare, per spezzare l’egemonia della sinistra, serie popolari sui grandi conservatori. Da lui apprendiamo che Dante fu il fondatore del pensiero di destra italiano, dal XIV secolo!
L’autore preferito della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarebbe Tolkien – Il Signore degli Anelli – che non è italiano
Ma che era un cristiano con una comprovata tendenza conservatrice. L’adolescente Meloni era un attivista missino post-fascista e tale rimase a lungo. Ma parla francese e inglese. È atlantista come lo è sempre stato il Msi. E ha fatto la scelta di restare nelle unghie dell’Unione Europea. Nel suo campo, Sangiuliano aveva pensato di poter usare il linguaggio dell’estrema destra sostenendo che ci fossero troppi stranieri a capo delle istituzioni culturali italiane – musei ma anche la Scala di Milano, diretta da un francese. Ora Sangiuliano ha ribaltato la sua posizione; dice che vorrebbe vedere… un italiano al comando del Louvre.
Dopo Berlusconi si è preso l’abitudine di cantare: “Mussolini non ha fatto solo cose cattive”. guerra, antisemitismo e autoritarismo Autoritarismo, l’espressione è stupida È vero che il fascismo era composito ma quando si è stabilizzato è stato nel forma di vero totalitarismo.
Ma non bisogna aspettarsi da Giorgia Meloni – che è stata di recente in Etiopia – l’ammissione che l’Italia ha commesso, in 35 lì, crimini inespiabili, contro i cristiani per giunta. Né che il razzismo del regime gli fosse intrinseco; è così conveniente ripetere che fu la conseguenza della pressione tedesca.
D’altra parte, ci si poteva aspettare che la sua preoccupazione per la rispettabilità la allontanasse dalla sua cerchia ristretta di alcuni post-fascisti chiaramente visibili.
Pensi al numero 2 della Repubblica, il nuovo presidente del Senato, Ignazio La Russa. Ignazio Benito La Russa. Benito, il suo secondo nome, fu volutamente scelto nel 1947 dal padre, esponente di spicco del fascismo, parlamentare post-fascismo. La terrosità è un genere spesso coltivato dall’estrema destra. Durante la pandemia, La Russa fingeva di vantarsi delle regole mediche, quindi raccomandava di non stringere la mano a nessuno ma sosteneva invece di fare il saluto fascista, con il braccio alzato.
Qualche giorno fa ha spiegato che il più famoso attentato antitedesco della storia della guerra italiana era solo un dettaglio, uno scherzo. Nel marzo del ’44, i partigiani avevano fatto saltare in aria un carro nell’anniversario della costituzione dei primi Fasci. Una trentina di SS avevano perso la vita. Innocui quasi pensionati, aveva affermato La Russa. Dopo l’attacco, i tedeschi avevano ucciso uno ad uno 335 ostaggi alle Fosse Ardeatine, divenute poi un luogo alto della memoria italiana. La Meloni si è attenuta a questa frase per “riformulare” il presidente del Senato: mancanza di grammatica istituzionale. La Russa si è scusato ed è tornato tranquillamente a presiedere il Senato. Immagina Gérard Larcher che fischietta nei vicoli di Mont-Valérien o tra le rovine di Oradour.
La seduta del Senato che ha visto, nell’ottobre 2022, la nomina di La Russa è stata presieduta dal membro più anziano, un sopravvissuto ad Auschwitz.
Liliana Segre, 92 anni, senatrice a vita. Ha confessato la vertigine che l’ha presa quando ha preso la cattedra da bambina nel 1938, era stata esclusa dalla scuola dalle leggi razziali del Duce. E pochi istanti dopo, ha dovuto cedere la presidenza a un nostalgico di Mussolini.
Fece in tempo a raccomandare che la festa della liberazione d’Italia fosse commemorata in modo repubblicano. Questa vacanza non è mai stata accettata dai post-fascisti.
Si svolgerà il 25 aprile, all’inizio della prossima settimana.
Ricordiamo che Giorgia Meloni prestò giuramento proprio nel momento del centenario della marcia su Roma del 1922, il golpe che portò al potere Mussolini.
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