L’economia italiana soffre della sua dipendenza dalla Germania

L’economia italiana soffre della sua dipendenza dalla Germania

Pubblicato l’11 settembre 2023 alle 12:37.Aggiornato l’11 settembre 2023 alle 15:07

Questo ritorno a scuola suona come la campana a morto per “l’eccezionalismo italiano”. Questa penisola, che vanta un tasso di crescita superiore a quello della sua concorrente tedesca, dimentica presto di essere soprattutto il suo primo partner. Già all’inizio dell’estate Giorgia Meloni aveva espresso la sua preoccupazione per le conseguenze del forte rallentamento tedesco.

È una previsione appena confermata dall’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale di statistica (Istat): nel secondo trimestre il Pil è diminuito dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e le importazioni sono diminuite dello 0,4%. Dall’inizio dell’anno la produzione industriale è diminuita del 2,6%. Prestazioni scadenti, in gran parte dovute all’isteresi germanica.

Correlazione molto forte

“L’economia italiana e quella tedesca sono talmente interconnesse che non potrebbe essere altrimenti”, sottolinea Lucio Poma, capo economista dell’Osservatorio Nomisma. L’anno scorso il nostro commercio ha raggiunto per la prima volta i 142 miliardi di euro. Anche le esportazioni verso la Germania sono record, avvicinandosi a 77,5 miliardi di euro, ovvero il 12% delle nostre esportazioni totali.

La penisola è particolarmente dipendente dai prodotti di fabbricazione tedesca nel settore automobilistico. Si stima che il 20% di un’auto tedesca sia costituita da componenti realizzati in Italia. Nella prima metà del 2023 la produzione dei quattro principali produttori tedeschi è scesa del 20% rispetto allo stesso periodo del 2019. Una brutta notizia per uno dei polmoni economici italiani.

Le aziende italiane non sono molto flessibili

“I settori della componentistica meccanica e dei macchinari industriali sono particolarmente vulnerabili, ma non sono gli unici – sottolinea Lucio Poma – In sofferenza anche quello della chimica e del packaging. A soffrire sono gli Stati Uniti e la Francia, gli altri due principali Paesi che esportano, acquistano prodotti finiti. D’altro canto, il rallentamento si ripercuote In Germania su tutto il settore della produzione industriale, soprattutto sulle PMI e le PMI che costituiscono i pilastri della nostra economia. L’Italia si è illuso che le sue aziende , più piccole e più resilienti delle aziende tedesche, avrebbero reagito meglio ai recenti shock energetici e geopolitici.

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Gli scarsi risultati economici di quest’estate gli ricordano che le aziende tedesche sono concorrenti tanto quanto sono clienti. Non solo nel settore industriale. La Germania da sola acquista un terzo della produzione alpina, ricorda Giacomo Soglia, presidente dell’Associazione esportatori di frutta e verdura (Apeo).

Per quanto riguarda le regioni nord-orientali della penisola, meta preferita dei vacanzieri tedeschi, quest’estate il flusso di turisti provenienti da Oltralpe è crollato di circa il 30%. Quindi il nuovo adagio potrebbe diventare: “Quando l’economia tedesca starnutisce, la crescita italiana prende il raffreddore”.

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