La Georgia vuole dimostrare di poter avere il suo posto nel torneo VI Nazioni

“Basta così, gli italiani non sono abbastanza bravi per giocare a questo livello! », Questo sfogo non è nemmeno quello di un georgiano frustrato. Ma di Sam Warburton, l’iconico ex capitano del Galles. Lo scorso marzo non ha usato mezzi termini dopo un nuovo torneo VI Nazioni disastrosa da parte dei transalpini (cinque sconfitte in cinque partite, sei mete segnate per 34 subite), che a furia di accumularle, comincia a mettere in dubbio la sua legittimità a questo livello.

Questo dibattito sempre più persistente è una grande spina nel fianco del comitato direttivo del torneo. Quindi, vengono regolarmente citati il ​​Giappone, le Fiji o anche il Sud Africa, per sostituire un giorno, in seguito, l’Italia una logica geografica implacabile (no). Eppure, in sala d’attesa, c’è un Paese, molto più vicino ed europeo (incredibile ma vero), che forse merita di avere la sua chance al posto degli Azzurri…. Rulli di tamburi…. Georgia! E tanto vale avvertirti subito, non abbiamo né discendenti né amici all’interno dei Lelos (peccato perché visti i golgoth si può ancora usare).

No, come ogni buon giornalista, ci affidiamo solo ai fatti. E oggi ne possiamo proporre tre:

  • Il primo è forse il miglior argomento a favore della federazione del Paese del Caucaso. Georgia (12°) davanti all’Italia (14°) nella classifica del World Rugby. Non da ieri o l’altro ieri, ma da diversi anni. Dietro le cinque “grandi” nazioni europee (Inghilterra, Irlanda, Francia, Scozia e Galles), troviamo i Lelos.
  • Il secondo è dovuto alle dinamiche delle due squadre. Mentre i transalpini incatenano le pesanti sconfitte (32 di fila nel Torneo, serie in corso), i georgiani accumulano le ampie vittorie nel torneo VI Nazioni B. Hanno vinto le ultime quattro edizioni (13 in totale). “Posso capire che la Georgia sta mordendo il morso”, ha ammesso Ugo Mola qualche mese fa. Perché francamente raramente abbiamo visto una squadra così debole (Italia)”.
  • Il terzo (forse più discutibile) si riferisce agli ultimi risultati delle due squadre contro le maggiori nazioni per il rugby mondiale. Se la Georgia è arrivata ultima nella Coppa d’Autunno delle Nazioni un anno fa, ha perso “solo” 18-0 contro i gallesi e 23-10 contro gli irlandesi. Nel frattempo, gli italiani devono il loro 6° posto solo a una brutta vittoria sulle Fiji in piscina.
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Nessuno dice che i caucasici siano mille volte migliori del mocio del torneo (cfr. vittoria dell’Italia durante il loro ultimo confronto nel 2018, 28-17 a Firenze) ma che il primo meriterebbe uno o due biglietti d’ingresso al VI Torneo delle Nazioni dei prossimi anni.

I principali stakeholder, loro, rimangono modesti come il loro allenatore Merab Sharikadze: “Perché no sì (partecipa al Torneo). Ma abbiamo bisogno di un po’ più di tempo. Abbiamo bisogno, prima, di affrontare nazioni più importanti per poi mostrare di cosa siamo capaci. Forse un giorno avremo questa opportunità…”

La Georgia sogna un “sistema di salita-discesa”

Allora perché si blocca così tanto? Sorpresa, è una storia di soldi, ovviamente. E sì, la Georgia vende meno dell’Italia. Non necessariamente per noi ma soprattutto per gli sponsor ei media. Beka Gorgadze, la terza linea della Sezione Palois passata all’UBB ne è perfettamente consapevole ed è per questo che auspica la costituzione “Di un sistema di salita-discesa” a breve termine. Non lo nasconde, “tutti sogniamo il Torneo, ma finché non abbiamo fatto nulla, è difficile”.

Ma come possiamo fare affidamento su risultati solidi per convincere il comitato direttivo del torneo, quando i Lelos si contendono tutte le grandi squadre in trasferta: “Le grandi nazioni non hanno bisogno di questo vantaggio in più per riceverci. Avremmo più possibilità in casa, spinto dal nostro pubblico, per realizzare l’impresa di batterli (la Georgia ha affrontato nazioni della Top 10 mondiale 32 volte, per due sole prove a Tbilisi, contro le Samoa nel 2013 e la Scozia nel 2019). Affrontarli in casa servirebbe a bilanciare le probabilità…”

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Il suo allenatore ignora il contesto. Per Merab Sharikadze la partita contro i Blues è soprattutto “un’occasione per dimostrare che siamo una buona squadra con buoni giocatori, per dimostrare di cosa siamo capaci e anche per fare esperienza. “E’ convinto che questo tipo di partita sia fondamentale per progredire:

“Ciò di cui abbiamo più bisogno è giocare più partite insieme. Se lottiamo spesso dopo il 60° minuto, non è solo un problema fisico. Ciò è dovuto alla nostra mancanza di esperienza in queste partite di alto livello. La differenza tra le prime 10 nazioni del mondo e la nostra è che abbiamo pochissime opportunità di affrontare le migliori squadre. Una volta in estate, una volta in autunno, e non sempre. Con periodi di sette, otto mesi senza una partita importante. Dobbiamo giocare più spesso contro grandi avversari per abituarci all’intensità di questi incontri. Eccone uno, già.

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