In Italia la ‘Ndrangheta punta a conquistare il mondo con discrezione

Scritto da Jerome Guthriete e Thomas Santorinis

Pubblicato il 23 luglio 2021 alle 13:02 – Aggiornato il 25 luglio 2021 alle 15:22.

Ad ogni curva la strada si fa più impegnativa, e con una passeggiata ci si immerge nel massiccio dell’Aspromonte, con la sensazione di entrare in un terreno incontaminato. Ben presto, a un’altitudine di oltre 1.000 metri, si estendeva un grande complesso desertico, che all’inizio del XX secolo ospitò brevemente un sanatorio.NS un contratto. La presenza di questi edifici fa emergere l’impressione di una stranezza vagamente inquietante, come nella non lontana Croce Zervo, intorno alla quale aleggia la sensazione che il luogo e anche il tempo siano sottilmente mutati.

Se adottiamo il punto di vista di un geologo, l’Aspromonte appare come l’ultimo affioramento delle Alpi, all’estremità meridionale dell’Italia. Dal punto di vista amministrativo, questa piccola area è parco naturale dal 1989. I pedoni, dal canto loro, si sentono un po’ persi in questa foresta piena di leggende nebbiose e di drammi molto reali.

Qui, in questa landa apparentemente deserta, nasce la ‘ndrangheta, la mafia calabrese, considerata la struttura di criminalità organizzata più pericolosa al mondo. In direzione dell’attiguo santuario della Madonna dei Paulsi, sorto senza dubbio sul sito di un antico tempio dedicato a Persefone, dea degli inferi e del ritorno della primavera, dirige le sue preghiere. Sotto la Croce di Zervo, negli anni 1970-1980, decine di prigionieri furono rilasciati a scopo di riscatto.

tradizioni ancestrali

C’è voluto il massacro di Duisburg, in Germania (sei morti il ​​15 agosto 2007) perché il grande pubblico apprezzasse le ramificazioni internazionali dell’organizzazione. Quella notte, nelle tasche di una delle vittime, Tommaso Venturi, che aveva appena compiuto 18 anni, gli investigatori fecero una scoperta intrigante: un’immagine pia i cui bordi erano bruciati. I loro colleghi italiani presto permetteranno loro di interpretare questo segno. Il giovane era appena entrato nella ‘Ndrangheta, probabilmente nel retrobottega del ristorante. Questo caso si riferiva alle pendici dell’Aspromonte…

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Per risalire alle origini di questa storia criminale, dove tradizioni ancestrali si mescolavano a rituali massonici prima dell’assimilazione dei meccanismi della globalizzazione, erano necessarie prove. All’esercizio si è prestato lo scrittore Mimo Gangimi, figlio di Santa Cristina d’Aspromonte, la cui opera di fantasia vale tutti i trattati di etnologia locale (tre suoi romanzi polizieschi sono stati tradotti in francese dalle edizioni Threshold). “Capisco la loro mentalità. Sono cresciuto qui, respirando la loro stessa aria”.Questo uomo di 70 anni spiega con calma. È stato lui a portarci alla croce di Zervo per aprire qualche via d’intesa.

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